Gli anni non regalano quasi niente a nessuno, sia chiaro. A volte un po' di saggezza, ma anche quella in molti la scambierebbero per un po' di calendario e acciacchi in meno. John Prine ha settant'anni, e l'aspetto non fa sconti a uno come lui che il piede sull'acceleratore l'ha tenuto volentieri per decenni. La voce, invece, secondo quel singolare paradosso delle musiche afroamericane tutte, ha acquistato bellezza ruvida e fascino, mamo a mano che si sgranavano gli anni. Per cui questo nuovo For Better, or Worse ( più o meno traducibile come: “nella buona e nella cattiva sorte”), proseguendo un discorso iniziato una quindicina danni fa ha il merito, in mezzo ad arrangiamenti pedissequamente country rock più o meno tutti uguali, con gran tripudio di steel guitar, di lasciar sbalzare fuori la voce ammaccata e splendida del nostro. Si prosegue un discorso nel senso che quattordici dei quindici brani sono duetti con gran signore del country e dell'alt country: da Alison Kraus a Susan Tedeschi, da Kathy Mattea ad Amanda Shires, intensi e divertiti. Sempre che si ami il genere, si intende. Chiude la spoken poetry di Just Waitin', dalla penna “maledetta” di Hank Williams: che da sola vale l'acquisto. (Guido Festinese)