“Quel disco di blues rosa bollente”: siamo abbastanza a digiuno di conoscenze sui doppi o tripli sensi nello slang americano, ma il senso si intuisce tutto, a leggere un titolo così. Quanto meno che ci troverete dentro dolcezze assortite e umorali, magnifiche lascivie in salsa afroamericana. Kevin Moore in art Keb’ Mo’ fa parte di quella generazione di bluesman sessantenni o giù o su di lì (Alvin Youngblood, Otis Taylor, Eric Bibb: quest’ultimo forse il suo specchio) che sono cresciuti con un mare di musica nelle orecchie, compresa tutta la fase ruggente del rhythm and blues e del classic rock. Oggi, secondo decennio degli anni Duemila, si va alla raccolta: ed ecco che, allora, il fluttuare come un’ape di fiore in fiore tra uno shuffle sornione e una scaltrita deriva soul, una ballad tormentone e un brano di rock blues come poteva affrontarlo Johnny Winter o Rory Gallagher non è certo un tabù. Anzi. Questo “live” è un esempio pressoché perfetto di come i veri bluesman siano, innanzitutto, e alla faccia della retorica dell’ “autenticità” grandi entertainer: gente che sa fare spettacolo senza svendersi.E senza svendere il blues. Si arriva in fondo a questo doppio live con la voglia di ripartire da capo. Non poco, di questi tempi. (Guido Festinese)