La prima domanda che uno si pone è: ma che bisogno ha il giovane bluesman Eric Bibb di far uscire sul mercato una tripla (!) antologia, due cd in studio, uno dal vivo? Non dovrebbe neppure porsi il problema. Poi, superata la pigrizia che annebbia ogni buon ragionamento, superato anche il ricordo di un recente concerto genovese in cui il Nostro sembrava mostrare ( nella voce, nel portamento, nella gestualità, nell'aspetto fisico) non più di un quarantina d'anni, ecco la sconvolgente verità. Eric Bibb non è un giovane bluesman. Ha compiuto sessantuno anni. Il che significa che, al medesimo crocicchio in cui Sua Bluesità Robert Johnson pare abbia incontrato Belzebù, o, preferibilmente, una delle divinità africane che presiedevano la misteriosa ineluttabilità di scelte di vita dei crocicchi, Bibb ha venduto l'anima in cambio di un'eterna giovinezza. Fuor di metafora: se ancora nulla conoscete di questo eccellente signore dello stato di New York, figlio di un cantore folk, ed a propria volta eccellente conoscitore ed inventore di quella infinità di storie che si possono raccontare col blues e le mille diramazioni cugine, cominciate da qui. (Guido Festinese)