Sono passati sedici anni dall'uscita di 1965, ultimo atto della carriera dgli Afghan Wighs, amati da molti, ma in fondo mai arrivati al successo che avrebbero sicuramente meritato. In questo periodo Greg Dulli ha fatto tante cose: ha suonato e cantato in altre band (soprattutto Twilight Singers e Gutter Twins), ha prodotto molti dischi e fatto parte di progetti più o meno riusciti. Oggi ritorna con Do To The Beast, riunendo gli Afghan Whigs, ma con una nuova formazione che esclude il chitarrista storico Rick McCollum e dà invece il benvenuto a una lunga lista di collaboratori. Altri cambiamenti, più importanti per l'ascoltatore, riguardano il fatto che, rispetto ai dischi centrali della vita della band, come Congregation e Gentlemen, il soul è messo decisamente da parte: Do To The Beast è un album molto più classicamente rock; inoltre la voce di Dulli, sarà l'averla troppo usata, sarà l'età, non è più quella di una volta, apparendo a tratti affaticata, a tratti inadeguata nei toni troppo alti o troppo bassi.
Detto questo, Do To The Beast rimane anche un disco tipicamente Afghan Whigs, nel senso che quanti apprezzavano il gruppo degli anni '90 non devono temere. La bellissima Algiers, primo singolo, e poi Matamoros, The Lottery, Can Rova, Royal Cream saranno una gioia per i fans. E una volta fatta l'abitudine alla voce strangolata di Dulli la si trova pure bella, o almeno affascinante, come le cose invecchiate bene. (Marina Montesano)