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Rock Recensioni MOGWAI - Rave Tapes
 

MOGWAI - Rave Tapes MOGWAI -  Rave Tapes Hot

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Titolo
Rave Tapes
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mogwaiBuone, anzi, ottime notizie. I Mogwai sono vivi, vegeti, e suonano ancora per noi. Alla faccia degli avvoltoi appollaiati a pontificare su un post- rock in disfacimento, già con un precedente cd di colonna sonora (Les Revenants) gli attempati ragazzi scozzesi avevano sfiorato l'eccellenza. Il limite era forse in un certo voluto e insistito pedale malinconico, peraltro più che giustificato dalla cornice narrativa di riferimento. Adesso arriva questo Rave Tapes, un disco in cui ogni brano è scheggia in traiettoria libera da un'esplosione creativa. E se le prime due tracce curiosamente sembrano entrambe prendere la strada dei Tortoise (di Tnt all'apertura delle danze, del "kraut rock" di Beacons alla seconda), poi parte un tour de force immaginifico in cxi tornano le atmosfere cariche e languorose, gli sketch dove dal nulla emerge l'inquietudine di una voce narrante, l'asimmetrica a compattezza che li ha resi (giustamente) famosi. Un gran disco, insomma. (Guido Festinese)

 

 

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Opinioni inserite: 1

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MOGWAI - Rave Tapes 2014-04-02 21:34:54 Marco Maiocco
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75
Opinione inserita da Marco Maiocco    02 Aprile, 2014

Mogwai: il post rock e un'antica elettronica.

I Mogwai proseguono nel mescolare elettronica e post rock, spesso ridotto ai minimi termini oppure enfatico, fluttuante e stratificato. La formula, anche nel loro caso ben nota e rodata, rimane sempre molto piacevole e di livello. In questa circostanza, a partire anche dalla copertina (essenziale, geometrica, fantascientifica), che potrebbe ricordare alcune grafiche del primo Alan Parson’s Project, il gruppo sembra rifarsi ad alcuni mondi sonori fa, evocando certa elettronica melodica e analogica di fine anni ’70. In questo senso, tornano alla mente, magari alla lontana, i Kraftwerk di “Radio-Aktivität”, ma anche il Jean Michel Jarre di “Oxygène”, solo per regalare un paio di facili suggestioni (si ascolti in proposito l'avvincente "Remurdered"). Tutto, o per lo meno le parti più elettroniche, concorre alla costruzione di una “colonna sonora” adatta ad un anacronistico rave party (i rave sono un prodotto, tragico oppure no, degli anni ’80), come suggerisce anche il titolo (che per altro rimanda ai nastri di qualche decennio addietro, non certo alle odierne smaterializzate informazioni sonore digitali), di quelli che forse sarebbero piaciuti a David Toop. Un rave party sui generis, però, al rallentatore, in slow motion, in parte silenziato, in qualche modo trasfigurato. Sempre intrigante, poi, l’uso delle chitarre, morbide e sferraglianti, eleganti e minimali, a delineare, insieme ad una batterismo spesso di matrice jazzistica, atmosfere intime, raccolte, dolenti, gravi, o anche in propositiva ricerca di un qualche orizzonte. La consueta conferma, i Gremlins (pardon i Mogwai) hanno colpito ancora. Marco Maiocco

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