Le voci che hanno preceduto l'uscita di 'Collapse Into Now', facevano pensare a paesaggi sonori insoliti; per le sessions di New Orleans, fiati e sudore; per quelle a Berlino, fantasmi europei e ritmo tecnologico ed infine a Nashville l'inevitabile sapore del country... In realtà questo nuovo disco dei R.E.M. suona più che mai 'classico' e piuttosto lontano dal serrato e fulminante 'Accelerate'. Cio' che rimane, per esempio, di New Orleans, oltre all'alligatore di un titolo sono i versi di 'Oh My Heart', sui postumi dell'uragano Katrina, e la sua breve intro fiatistica; le immagini metropolitane di 'Überlin' e l'iniziale 'Discoverer' (titolo e assetto un tantino alla U2 ), sembrano invece testimoniare la permanenza mitteleuropea del trio di Athens. I brani più interessanti, alla fine sono quelli dove la melodia rassicura e riporta ai fasti di 'Automatic for the People' o 'New Adventures in Hi-Fi', come la ninnananna di 'Every Day is Yours to Win' o la pianistica 'Walk it Back'. Tra le apparizioni più o meno necessarie, il duetto/duello tra Stipe e Eddie Vedder sul finale di 'It Happened Today' ci lascia un po' freddini, e l'annunciato cameo di Patti Smith in 'Blue', confermo, è proprio come ce lo eravamo immaginato. (Fausto Meirana)
R.E.M. - Collapse Into Now
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Opinioni inserite: 2
I migliori R.E.M. degli ultimi 15 anni.
Forse dirò una cosa controproducente, ma a volte non bisognerebbe leggere una recensione prima di aver ascoltato un disco, o almeno non prima di essersi fatti un’idea. Intendiamoci, non c’è niente che non va in Collapse into now, ultimo lavoro dei R.E.M., ma forse le critiche non troppo entusiastiche mi hanno condizionato.
Le tracce scorrono piacevoli, in un’atmosfera liquida che riprende il discorso interrotto da Around the sun del 2004, non è un male. Arrivati a Everyday is yours to win si potrebbe pensare alla conclusione ideale della meravigliosa Everybody Hurts (1992), ma sono passati un po’ di anni da quando il giovane Stipe cantava malinconico sul tetto di una macchina, e qui si legge la maestria più che il vero pathos. Sì, perché That Someone is You è un gioioso esempio di allegria californiana adolescenziale e Me Marlon Brando, Marlon Brando and I offre l’occasione di esplorare un mondo intimista. Sin dall’inizio Discoverer fornisce la chiave di quella che potrebbe sembrare una sfida: diventare gli scopritori di un puzzle composto dai tasselli di una carriera ormai più che trentennale. Non manca nulla. C’è pure la collaborazione di certi amici, certi grandi del rock che sono una garanzia di qualità. Ma anche qui ci sono note positive e negative: mentre il duetto con Peaches in Alligator Aviator Autopilot Antimetter dà adrenalina a tutto il disco con un’alchimia perfetta tra la voce della cantante canadese e quella di Michael, la partecipazione di Eddie Vedder, così attesa sulla carta, passa quasi inavvertita, nei coretti poco originali di It Happens today. La chiusura viene affidata a Patti Smith che torna a lavorare col trio di Athens dopo E-bow letter (1996), da cui riprende gli stessi paesaggi urbani e notturni. È l’esperimento più interessante del disco: una poesia parlata e beatnik, un messaggio affidato ad un nastro unito alle espressioni calde della sacerdotessa del rock che racconta una favola moderna e, proprio come in un rito sciamanico attualizzato, il passaggio finale riprende il riff della canzone d’apertura, a chiudere in cerchio.
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