Fra l’Italia e i Crowded House s’interpose nel 1991 Antonello Venditti che trasformò Don’t Dream It’s Over in Alta Marea e fece sì che molti s’immaginassero il gruppo neozelandese più famoso nella storia rock come furba fabbrica di pop autostradale (o raccordanulare). In realtà Neil Finn è sempre stato autore dai modi articolati, apprezzato da molti ma non da tutti. Occorre infatti un po’ di tempo per districarsi nel suo mondo sonoro che, a seconda dei punti di vista, può apparire elegante oppure leccato, fluido oppure inconsistente, intrigante oppure ovvio, suadente oppure melenso. Scioltisi nel 1996 dopo un memorabile concerto d’addio alla Sydney Opera House davanti a centomila (!) fan commossi, i Crowded House sono rinati nel 2007 incidendo Time On Earth, album di discreta fattura dedicato a Paul Hester, batterista del gruppo morto suicida due anni prima. The Intriguer è dunque il secondo disco della loro nuova vita artistica e farà felici i vecchi fan, i quali si renderanno altresì conto dell’assenza dei suadenti ‘ganci’ melodici di un tempo. Considerando che i passaggi migliori sono quelli più meditativi (Archer’s Arrows, Elephants), forse Finn dovrebbe riconsiderare l’approccio generale del gruppo evitando di cercare ciò che non riesce più a trovare. Questo appannamento dell’ispirazione più pop ha comunque un vantaggio: non si rischia una seconda cover di Antonello nostro. (Antonio Vivaldi)
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