Possente nei suoni, apocalittico nelle idee (l’imminente fine della nostra civiltà) e traboccante di grandi canzoni, Elect The Dead (2007) di Serj Tankian va considerato uno dei grandi (e grossi) dischi di questo decennio, checché ne dicano coloro che hanno giudicato il lavoro vanitoso, ridondante e meno efficace di quanto Tankian avesse realizzato sino ad allora con i System Of A Down. Indifferente a tali critiche, il cantante di origine armena (e nativo di Beirut) ripropone oggi il progetto in chiave ancor più spettacolare, facendosi accompagnare dai 70 elementi dell’Auckland Philarmonia Orchestra. Con l’eccezione di Feed Us, trasformata in una sorta di ouverture, le canzoni restano tutte abbastanza fedeli alla durata e allo spirito degli originali e l’orchestra si limita a sottolineare oppure ad ampliare concetti ed atmosfere (il grottesco di Lie Lie Lie, ad esempio) evitando il rischio della platealità fine a sé stessa. Grazie a una voce duttile e potente che non ha uguali nella scena rock contemporanea, Tankian non si fa sovrastare dai pieni strumentali, gigioneggia qua e là e anche quando sfodera un paio di virtuosismi non perde mai la naturale fluidità del fraseggio. Detto della presenza di due bei brani inediti (fra cui spicca Gate 21, unico momento per sola voce e piano) e lamentata l’assenza di Silent Majority (uno degli episodi più efficaci del lavoro originale), va ricordato che il cd è accompagnato da un dvd che ripropone i brani nella stessa sequenza e merita di essere visto soprattutto per gustare la strepitosa mimica facciale di Tankian, a metà fra Borat e Johnny Depp. (Antonio Vivaldi)
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