Radio Disco Club 65

Free Fall di Danilo Di Termini

Ciao a tutti, benvenuti a Free Fall – Jazz in caduta libera, la trasmissione che si occupa di jazz e dintorni condotta da me che sono Danilo Di Termini. Se volete riascoltarla (o rileggerla) potete trovare la puntata di mercoledì 17 marzo e tra poco anche quella di oggi sul sito di Disco Club.


In questa puntata ascolteremo Sam Gendel, Melanie De Biasio, Phoebe Snow, Paul Simon, Art Pepper, Dexter Gordon, Jimmy Giuffre.
Mercoledì avevo ricordato il pianista McCoy Tyner appena scomparso con il suo primo disco solista, Nights Ballads and Blues, inciso nel 1963 per l'etichetta Impulse. Il brano era Satin Doll, scritto da Duke Ellington e Billy Strayhorn.
Oggi riparto proprio da Satin Doll, ma nella versione che troviamo nel disco di Sam Gendel, un sassofonista di Los Angeles le cui atmosfere devono molto ai 'mondi possibili' di Jon Hassel. Il suo debutto, uscito il 13 marzo per la Nonesuch, è veramente interessante

Ancora Sam Gendel: fino ad oggi noto soprattutto per le sue collaborazioni con Moses Sumney, in questo disco oltre a composizioni originali ha scelto di rileggere alcuni standard come quello che abbiamo ascoltato prima, Goodbye Pork Pye Hat di Mingus, Freddie Freloader di Miles Davis o un vecchio pezzo di Mongo Santamaria, reso celebre da John Coltrane.
Non è semplicissimo a volte riconoscere gli originali, tanto sono occultati nella nuova versione; ma vale la pena applicarsi. Provate con Afro Blue

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Ieri la mia amica e collega Ida Tiberio ha proposto un brano della cantante belga Melanie De Biasio. Anche la sua trasmissione può essere recuperata sul sito di Disco Club. Io ve la faccio ascoltare anche oggi con una personalissima rilettura proprio di Afro Blue tratta dal suo disco Lilies del 2017

Proseguiamo con le cantanti, ma torniamo un po' indietro nel tempo. Sto parlando di Phoebe Snow, musicista molto famosa negli States, meno da noi, ma assolutamente degna di grande attenzione. A cavallo tra jazz e cantautorato, la sua voce è capace di spaziare, sia nell'estensione che tra i generi.
Qui la ascoltiamo live da una puntata del Saturday Night Live del 1975 in cui era stata invitata da Paul Simon con il quale aveva appena collaborato in un suo disco.
Il brano è un classico del jazz, No Regrets

Da quella stessa puntata (in cui sia detto per inciso si era esibito anche Randy Newman; magari in una prossima puntata ve lo faccio vedere) estrapoliamo anche un brano di Paul Simon tratto dal disco Still Crazy After All These Years. Si tratta di un discone che tutti dovrebbero avere in casa, jazzisti, rockettari e semplici ascoltatori. Ascoltiamo il brano che dà il titolo al disco

Torniamo ancora più indietro e spostiamoci verso climi più caldi (anche se oramai la primavera è arrivata anche qui da noi). Vi ricordo che state ascoltando Free Fall – Jazz in caduta libera, la trasmissione che si occupa di jazz e dintorni condotta da Danilo Di Termini (che sono io, ovvio).
Il rapporto tra jazz e ritmi latini è vecchio almeno quanto...il jazz; ma negli anni '50 e nel decennio successivo conobbe una vera e propria esplosione. Uno dei dischi meno conosciuti e quello a nome del trombettista Conte Candoli e di uno dei miei sassofonisti preferiti, Art Pepper. Un ottetto che comprendeva il tenore Bill Perkins, il pianista Russ Freeman, il contrabbassista Ben Tucker, il batterista Chuck Flores e i percussionisti Jack Costanzo e Mike Pacheko. Occhio perché si tratta di un piccolo gioiello, ristampato recentemente dalla Fresh Sound. Se volete potete ordinarlo nel negozio virtuale di Disco club, ovvio.

Scendiamo verso il Brasile con il brano che forse amo di più per quanto riguarda il jazz contaminato con il samba. Manha da Carnaval è un brano scritto ds Luiz Bonfa per il celeberrimo film Orfeu Negro di Marcel Camus. Nel 1965 Dexter Gordon lo registra insieme a Bobby Hutcherson al vibrafono, Barry Harris al piano, Bob Cranshaw al contrabbasso e Billy Higgins alla batteria. Sarà pubblicato l'anno dopo dalla Blue Note in Gettin' Around. La meraviglia della pura bellezza.

Ultimo brano di oggi: sveliamo da dove arriva il titolo della trasmissione. Tra il 9 luglio e il 10 ottobre 1962 un trio composto dal clarinettista Jimmy Giuffre, dal pianista Paul Bley e dal bassista Steve Swallow incide un disco che si chiama Free fall. Io sono nato l'otto settembre 1962 e mi piace pensare che io e uno di questi brani abbiamo visto la luce insieme. Magari proprio The five ways con il quale io, Danilo Di Termini, vi saluto e vi do appuntamento alle 14 di sabato prossimo o quando volete sul sito di Discoclub. Buon jazz a tutti.

BLUE MORNING di Dario Gaggero

Dopo vari inciampi di carattere tecnologico eccomi ritornato tra voi per la seconda puntata di 'Blue Morning'.
Come state? Avete il Quarantena Blues? Qui si cerca di tirare avanti, grazie alla musica.

Per scaramanzia apriamo con un altro classico di Fats Domino,

Dopo l'agrodolce allegria del nostro Fat Man passiamo a qualcosa di più 'heavy':
un'ipnotica Jumper on the Line del grande R.L. Burnside, che probabilmente qualcuno di voi ricorderà per i discussi (e popolari) album di metà anni '90.

We're going back to Louisiana con qualcosa di completamente diverso. Aaron Neville e la sua Hercules,
già in aria di Blaxploitation e con una performance vocale dotata di grande espressività.

'Jungle rule, can't be no fool
Devil is on the loose, no cool
Got your feet, in the sand
Got to be down with the cats around and still got the face the man

Talk about me if you please but I must be Hercules
Hercules
I must be Hercules'

Vi stavate addormentando, cullati dalla soulfulness di Aaron? Ora vi sveglio con uno dei rock'n'roll più
crudi di tutti i tempi,'Tear it Up' del Johnny Burnette Trio. Anni fa l'ho cercato disperatamente e l'ho
pagato un rene. Ora lo trovate anche al supermercato, probabilmente. Ma tanto non ci potete andare che c'è la quarantena.
O tempora, o mores!

E' di nuovo il momento di un classico del blues, per mantenere intatta una parvenza di credibilità.
Questa è 'That's All Right' di Jimmy Rogers, già chitarrista della storica band di Muddy Waters. E c'è
Little Walter all'armonica! Enjoy!

Visto il successo dei brani funk della puntata precedente ho deciso di spingermi in territori inesplorati,
dove solo Gianni Rotella e Massimo P*******e si trovano a loro agio - non è rock, non è funk, non è (ancora) disco: è 'The Jam' della Graham Central Station!

Scioccati? Effettivamente la dose di schizofrenia di questa puntata è parecchio elevata. Del resto vi avevo avvertiti...Torniamo indietro di un 25 anni buoni con il doo-wop carico di doppi sensi dei Sultans, 'Lemon Squeezing Daddy'. Birichini!

Lasciate che vi presenti the Master of the Telecaster, l'inimitabile Iceman, Mr.Albert Collins.
Qui, con il suo capotasto sempre in posizioni impossibili, è dal vivo a Montreux nel 1990.

It's Train Time! Tutti a bordo del 'Down Home Special' con Bo Diddley e il suo fido maracaista Jerome Green. Destinazione: Macon, Mississippi!

E' tornato il momento di ballare. I puristi storceranno il naso, ma come al solito me ne sbatto.
Ad essere sinceri se ci fossero stati dei puristi in ascolto sarebbero già morti d'infarto da un pezzo.
Questa è 'Twist around the clock' di Clay Cole & the Capris (!), colonna sonora del film omonimo. Non l'ho visto, ma mi sa di capolavoro.

Siamo arrivati al momento dei saluti.
Vi ricordo che ci vediamo alle 15 per l'ora del deficiente, connessione permettendo, e
vi lascio con un gospel di Eric Bibb (via Gary Davis) che mi commuove sempre, 'I heard the angels singing'.
A presto, Dario.

L'ora dell'ignoranza di Diego Curcio

Cominciamo questa puntata de L'ora dell'ignoranza (è così che si chiama il programma) con un po' di punk di quello brutto, ma così brutto da essere bellissimo. Sto parlando di quelle band o di quei cantanti che, a fine Settanta, tentarono di cavalcare la moda del punk, nonostante venissero da altre esperienza. Ma in questa puntata ci saranno anche veri punk, magari un po' dementi e demenziali. Ma comunque non solo "impostori". Insomma è un esordio un po' a cazzo di cane (si può dire a cazzo di cane, Gian?)
Bando alle ciance iniziamo con Andrea Mingardi, cantautore blues che insieme ai Supercirus nel 78, in piena "moda" punk si inventò questo classico involontario, pieno di luoghi comuni e amenità varie. La musica in realtà non è niente male... Pus è uno dei miei prezzi preferiti del primo punk italiano.


Ecco una canzone piuttosto insolita e "ignorante", nello spirito del programma. Johnny Boy and the Bookmakers è una band romana nata e morta nel giro di qualche giorno. Ha fatto in tempo però a incidere sto pezzone finito sulla compilation della Hate Records "First italian punk contest". Una miniera di bellezza con Bingo, Temporal Sluts e altre band , soprattutto romane, di schifosissimo e quindi bellissimo punk anni Novanta. Questa è "Rivendicazione"



Uno dei miei gruppi punk del cuore sono i bolognesi Gaznevada. Prima di pubblicare capolavori immortali di musica sintetica e poi virare sempre di più in territori dance, hanno licenziato per la Harpo's Bazaar una cassettina super punk con pezzi folli e velocissimi al limite del demenziale. Questa è "Criminale". Capolavoro


Plastic Bertrand è belga e somiglia un po' a Solange. A metà anni Settanta suonava già la batteria in un gruppo proto punk. Poi nel 77 se n'è uscito con questa hit "solista", secondo me favolosa, che è stata anche stracoverizzata. Pure dai Sonic Youth. Il problema è che a cantarla non era veramente lui, ma un altro... una cosa moooolto punk. Ecco "Ca plan pour moi":


Il punk non è l'unico genere di musica che ascolto. Lo so che questa rivelazione vi sconvolgerà ma mi piace anche il glam. Soprattutto quello più ignorante - ma dai? - e casereccio (il junkshop glam, tanto per dire). Questa "Gulliver" di tal William è un must del genere. Glam in italiano, registrato probabilmente in una vecchia balera. L'ho scoperto sulla compilation Glamorama 1


Un altro "capolavoro" del primo finto punk italiano è il 45 giri degli Incesti - che nome puuuunk - uscito nel 77 e intitolato, guarda caso, Punk Rock. Di punk naturalmente non c'è quasi nulla, a parte il nome. Ma il rock'n'roll telefonato di questa canzone mi fa sempre molto ridere.


E torniamo alla Francia ma restiamo in ambito "fake punk" con "Silex Pistols" delle Too Much. Di questa band, direi di ragazze, non so quasi nulla. A parte il fatto che sbagliano - forse a posta - il nome dei Sex Pistols. La canzone l'ho trovata nella compilation "Bingo" della Born Bad Records, presa direttamente nel loro negozio in un viaggio a Parigi. E' una raccolta dedicata proprio al punk fasullo francese di fine settanta. Un disco insuperabile e... ignorante.

Questo pezzo arriva ancora una volta da Glamorama 1. Sta volta il tizio, David Warner, è inglese e la canzone si chiama "Whinzz Kids". Secondo me è un brano superbo, stramelodico e zuccheroso. Forse c'entra poco con sta puntata ma volevo metterlo.


Chiudo, forse un po' in anticipo, ma devo ancora tararmi, con un altro classicone del primo punk italiano: "Sei in banana dura" dei Windopen. Solo il titolo meriterebbe il premio Ora dell'ignoranza. Era uscito nella serie dei singoli sul nuovo rock italiano ("Rock 80") della Cramps. Quella stessa serie in cui comparivano i miei preferiti... i Dirty Actions...

Sono stati 27 minuti intensissimi. Alla prossima ignorantazzi/e!!!!

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