L’edizione del ventennale, 2020, resterà nella mente degli dei del suono, purtroppo. Anche se, conoscendo un po’ Beppe Gambetta e Federica, c’è da credere che la loro dolce, ostinata perseveranza nel realizzare progetti che dimostrano come la gente apprezzi la buona musica, se si ha la costanza di proporla, continuerà e ci riserverà altre sorprese. Dunque addio (al momento) alla Acoustic Night, ma ecco un bel coniglio musicale tirato fuori dal cilindro dei pentagrammi speciali: un disco nuovo. E bellissimo. Con tante novità, perché Gambetta è uno che non si ferma mai, e il pregiudizio che suonare un certo tipo di musica significhi, in fondo, ripetere con variazioni una ricetta collaudata è appunto tale: un pregiudizio. Dunque, signori si cambia, qui.
Benvenuti in un nuovo mondo sonoro per Gambetta: o meglio, ascoltate e constatate come l’avvicinamento progressivo che Beppe ha portato avanti nei confronti della canzone d’autore in questi anni, nume tutelare Faber, e poi Endrigo, Tenco e tanti altri ha instillato, sottopelle, un’altra bella idea: scrivere canzoni di proprio pugno. Per cui il vento adesso tira anche dalle parti del songwriting d’autore, e il disco inizia con una dolente ballata,La musica nostra. Di quelle che si infilano in testa al primo ascolto e non escono più, dove Gambetta racconta cosa voglia dire essere sempre in giro, a caccia di occasioni per suonare e insegnare i mille trucchi che conosce sulla chitarra, e incontrare tanta gente, e accollarsi la noia dei viaggi continui, l’ansia che il lavoro sparisca, e tanto altro: compensato dal sorriso felice e dall’applauso di chi, con Gambetta, si passa una serata da ricordare.
E poi l’uso del genovese, anche quello mediato da Faber, per un altro brano che resterà, quello che intitola, con bella citazione da Ma se ghe pensu, lo trovate su Youtube. E molto altro ancora, perché qui troverete un lament e un valzer struggente, e le dita di Beppe su una chitarra elettrica, con la grazia felpata che potete immaginare, e collaboratori eccellenti, qualche tocco preciso ed efficace, perché, come diceva Leopardi, “Il troppo è il padre del nulla”. Qui, in trentacinque minuti, c’è la poesia e la musica. (Guido Festinese)