Rieccola, finalmente, la “grande madre mediterranea” del canto. Nulla volendo eccepire o togliere alle altre grandi voci di donna che ci hanno regalato emozioni e riflessioni, nell'ultimo quarto di secolo, Un posto speciale bisogna sempre lasciarlo alla sarda Elena Ledda. Quando sale su un palco o decide di lasciare traccia discografica, è una festa per chi ama la musica. Non solo quella un po' frettolosamente definita “mediterranea”, che se sbagli un colpo diventa il festival del kitsch, e se lo azzecchi sembra portare invece refoli salutari di civiltà: la musica, punto e basta. E' impossibile segnalare l'eccellenza di un brano su un altro, in questo disco imperioso, assertivo e potente com'è la sua voce e la sua presenza, a partire dall'iniziale Nora, inanellata su un arco melodico mediorientale. Per stuzzicare legittimi appetiti di chi ama la musica diremo che qui Elena ospita il clarinetto fatato di Gabriele Mirabassi, e poi Enzo Avitabile, Luigi Lai, Gianluca Pischedda, Gigi Biolcati, mentre si ribadisce il sodalizio prezioso con l'intelligenza in musica di Mauro Palmas con le sue mandole. Solo Sardegna in “folk progressivo”, dunque? No. C'è Serenada, omaggio al musicista galiziano. (Guido Festinese)