Un disco ammaliante, che come un prisma rivela rifrazioni di luce e ombre diverse a seconda di come lo spostate, a seconda di come lo guardate. Qui ci sono undici tasselli preziosi come filigrane, partenza con il titolo che dà nome al cd (e ai liguri già dovrebbe dire qualcosa), approdo a un brano che si chiama Fontanigorda, e ribadisce la chiusura del cerchio della “via del sale”. Questo è il settimo disco per Gazich, il più bello che ha scritto ad oggi, ma anche il più complesso, tant'è che, per limitarsi alla parte musicale, troverete un viluppo quasi inestricabile di strumenti remoti, antichi e moderni, popolari e “colti”, per un a sorta di “folk rock” mediterraneo e mitteleuropeo atavico e futuristico assieme che richiede ascolti attenti e senza fretta. In mezzo si dispiega un mondo, inquietante e riconoscibile al tempo stesso: perché le “vie del sale” di oggi, racconta con prosa altissima Gazich, non sono più comunicazione ed interazione di uomini, ma soliloqui autistici in una terra che ha perso l'anima e non sa più guardarsi in uno specchio che non sia quello di Narciso e delle inutili merci sovrabbondanti. Ascoltate questo signore che, a ragione, si definisce “un ebreo errante”: ha nella faretra le stesse frecce d'intelligenza quasi mistica che in altri tempi ha scoccato Battiato. (Guido Festinese)
Musica italiana
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MICHELE GAZICH - La via del sale
MICHELE GAZICH - La via del sale Hot
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MICHELE GAZICH - La via del sale
2016-10-10 12:28:04
Guido Festinese
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