Si potrebbe metterla così, direttamente: un quarto di secolo dopo Le radici e le ali, capolavoro del folk rock italiano apripista per una seconda generazione di combat rockers, Gang ne ha scritto il seguito diretto, alzando più in alto l'asticella della sfida. Nulla rinnegando, tutto rammentando. Della propria storia, del reticolo di storie rintracciate, sviscerate fino in fondo. Perché, come dice Sandro Severini, non è vero che “La storia siamo noi. La Storia con l'iniziale maiuscola la scrivono i vincitori”, nelle cui fila sono pronti a saltare tutti gli opportunisti del caso. Noi siano “le” storie, quelle che non finiscono nei libri di storia ufficiali, quelle di una rete di resistenze, di piccole memorie condivise che tutte assieme ne fanno una grande.
Sangue e Cenere gronda memoria, è un antidoto (realizzato in crowdfunding) al vacuo galleggiare sul nulla dell'oggi: che si parli di gente che è morta per l'amianto o, ancora una volta, di Resistenza, di Angeli di Novi Sad o di migranti per forza, di Parma nel 1922, quella delle barricate antifasciste o di Antonio “Nino” Gramsci. E se il primo riferimento dei Gang erano i Clash, qui, a partire dalla copertina che allude direttamente ai Basement Tapes dylaniani e nella presenza di Jono Manson, Jason Crosby e, soprattutto, di un immenso Garth Hudson della Band alla fisarmonica il riferimento va diretto a quelle note popular che ormai sono diventate “popolari”. Potenti, dirette, festose. Ali nate da radici. Sangue e cenere. (Guido Festinese)