E' una cosa così, una sensazione che arriva all'improvviso. C'è un attimo, un attimo brilla in una scheggia di tempo piccolo come un pulcino, una frazione di secondo dopo è svanita. Uno, nella vecchia Genova rancorosa e disillusa, sta ascoltando un cd nuovo, del buon rock, fatto con tutta la nobiltà artigiana che merita, al di là di ogni retorica, ed all'improvviso vede un sorriso che lampeggia tra le nuvole, forse è una nuvola stessa che ci è apparsa in forma di sorriso in quella frazione di secondo. E' non è il sorriso solo, come quello del gatto di Alice, c'è un guizzo d'occhi con una luce indimenticabile, e un cranio lucido, e due braccia muscolose e tatuate e spalle potenti. Su una spalla c'è tatuato “Vele ancora tese, bandiera genovese”. Chissà. Loro, quelli del rock nobile e artigiano in questo disco fatto di sangue e di plettri e di scarpe e chilometri hanno scritto che “niente è eterno quaggiù”. Appunto. Ma lassù è diverso, e Max batte il tempo col piede, e sorride alla “sua” Rosa Tatuata, a Giorgio Ravera, a Paolo Bonfanti. Gli hanno ridato la sua musica e la sua Rosa. Tutto è eterno, lassù. (Guido Festinese)