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BRANSON - La capitale mondiale degli spettacoli musicali dal vivo
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ImageNel 1882 Rueben Branson apriva un general store nella contea di Taney, nel cuore della regione collinare degli Ozarks, un tripudio di boschi, fiumi e laghi a cavallo del Missouri e dell’Arkansas. Ai primi dell’Ottocento ci vivevano solo gruppi di Osage e Cherokee, mentre i coloni la evitavano, perché poco adatta all’agricoltura. Per la presenza di numerose grotte e nascondigli, gli Ozarks divennero una delle regioni preferite dalle bande di irregolari durante e dopo la Guerra Civile, tra cui i Baldknobbers, gruppo di “vigilantes” dediti per diversi anni a dispensare giustizia fai-da-te. Normalizzata la situazione nell’area all’inizio del Novecento, Branson diviene in pochi anni un importante centro dell’industria del legname e al tempo stesso vi fiorisce l’artigianato (mobilio, tessile, oggettistica), da quando arrivano negli Ozarks migliaia di coloni attratti dalle concessioni gratuite di lotti di terreno demaniale.
Nel 1907 viene pubblicato con enorme successo il romanzo “The Sheperd Of The Hills”, di Harold Bell Wright, saga di una famiglia di pionieri realmente vissuti nelle immediate vicinanze di Branson. E arrivano così i primi turisti. Nel 1912 Branson è una florida cittadina di 1200 anime, viene costruita la diga sul White River che forma il lago Taneycomo, che incrementa il richiamo turistico.
Ma il primo vero boom si verifica nel secondo Dopoguerra, quando affluiscono a Branson artisti, artigiani, e soprattutto ricchi pensionati e famiglie di reduci. Nel 1949 Steve Miller e Joe Todd realizzano una gigantesca scena dell’Adorazione sulla parete del Mount Branson, dominante il centro della città e il lago. La scena viene illuminata dalla notte del 1° dicembre, davanti a decine di migliaia di visitatori meravigliati a naso in su.

E’ nel 1959 che Branson inizia la sua conversione alla musica. Apre il primo teatro stabile e il primo show, il Baldknobbers Hillibilly Jamboree, dove i musicisti, padre, madre e un nugolo di figli, suonano strumenti primitivi come la washboard, il washtub bass e il jackass jawbone, percussione prodotta da mandibole di cervo. Nel 1960 la Presley Family (nulla a che fare con Elvis) inaugura il suo spettacolo, e per facilitare l’accesso dei turisti motorizzati alla città viene costruita a tempo di record un’autostrada veloce da Springfield, città del Missouri lungo la mitica Route 66. Negli anni Settanta aprono altri teatri lungo la Highway 76, a ovest del centro, destinata a diventare la congestionata e pirotecnica Strip che è oggi, mentre nei decenni successivi si afferma l’idea vincente di inversione dello schema: molti artisti non effettuano più turnè in lungo e in largo negli States, ma si concentrano a Branson ed è il pubblico che si muove. Cantanti country magari un po’ attempati, come Mel Tillis, Box Car Willie, Larry Gatlin, Mickey Gilley, Ray Stevens, Jim Stafford, Roy Clark, Moe Bandy, Charlie Pride, diventano punti di riferimento stabili, e l’offerta via via si arricchisce di spettacoli che fondono musical, commedia, illusionismo, religione e patriottismo e dei concerti degli artisti country di grido che si esibiscono in mega teatri come il Grand Palace.
E quando il fenomeno Branson è ormai una realtà, inizia una curiosa rivalità con Nashville: fu Mel Tillis a dichiarare: “Andate a Nashville e vedrete le ville delle star, venite a Branson e vedrete le star”, mentre da Nashville rispondevano: “Branson è una casa di riposo per star non più sulla breccia dell’onda”.



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