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OTELLO PROFAZIO – ‘A viva voce a cura di Massimo De Pascale (Squilibri editore 2007)
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OTELLO PROFAZIO – ‘A viva voce a cura di Massimo De Pascale (Squilibri editore 2007) Hot

ImageAncor prima che uscissero dischi fondamentali come Sgt. Pepper’s dei Beatles, Arthur dei Kings, Tommy degli Who o La buona novella e Tutti morimmo a stento di Fabrizio De Andrè, nel lontano 1963 il grande cantastorie calabrese Otello Profazio concepiva l’idea di un concept album. Il suo Il Brigante Musolino, infatti, può senz’altro essere considerato il primo Lp tematico uscito in Italia, storia di un brigante sui generis, della sua vendetta e della sua malinconica, forse immeritata, fine. Perché paragonare Otello Profazio, enciclopedia vivente dell’etno-antropologia musicale del nostro Meridione, alllo scintillante e celebrato mondo della musica pop? Perché Profazio è figura mediatrice per antonomasia tra un perduto mondo contadino, abitato da sottoproletari o preproletari (i protagonisti delle sue canzoni), e la nuova realtà urbana, imprenditoriale ed industriale. Profazio è, è stato, divulgatore per eccellenza della cultura contadina meridionale e della sua lotta per la sopravvivenza all’interno di uno stato fin da subito emarginatore e mai sentito come reale punto di riferimento.

 

E in quanto grande divulgatore, Profazio, nel corso della sua lunga vicenda artistica (cominciata quando a presentare il Festival di San Remo era ancora Nunzio Filogamo), ha saputo utilizzare i crescenti mezzi di comunicazione di massa con eccezionale sapienza e maestria, sfruttandone al meglio i vantaggi e sopportandone, quasi tragicamente, le irrimediabili contraddizioni. Vale la pena ricordare il disco d’oro che Otello vinse nel 1974 con l’Lp Qua si campa d’aria per aver venduto più di un milione di copie, il suo memorabile programma radiofonico Quando la gente canta o la collana folk della Fonit Cetra da lui pensata per favorire l’emergere di nuovi talenti come Caterina Bueno o Rosa Balistreri. Profazio è però soprattutto un illuminante esempio per tutti coloro che intendano lavorare sulla tradizione. Carlo Levi, il celebre autore di Cristo si è fermato a Eboli, ha scritto che, “se Profazio ha raccolto dal patrimonio sterminato della poesia e della canzone popolare delle terre del sud una grande quantità di documenti preziosi, ha però preferito scegliere liberamente tra le varie versioni, secondo i modi naturali della sua voce e del suo canto pieno di grazia e misura, cercando, così, senza offesa alla filologia, di rendere il canto chiaro e comprensibile, al di là della stretta ferocia dialettale”. Insomma un’intepretazione fedele ma non pedante, come scrisse la Fonit Cetra per raccontare al pubblico le finalità della collana folk appena ideata. Come a dire che la tradizione è già frutto di una selezione a monte, che va sempre reinventata e adattata alle diverse esigenze che di volta in volta i tempi impongono, ovviamente in equilibrio, senza storpiature e snaturamenti: un compito arduo ma necessario, soprattutto nell’ambito della divulgazione culturale così profondamente abbracciata da Otello Profazio.


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