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RIFLESSI E REFLUSSI, ovvero “look forward into the past“
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Un disco, insomma, che, a partire da un evidente imprescindibile ascolto del repertorio beatlesiano precedente, traccia in maniera quasi definitiva un’estetica ancora di là da venire e per giunta tipicamente britannica. Come è potuto accadere? Cosa è avvenuto? Le certe testimonianze dell’epoca riporterebbero il fatto che tra i giovani musicisti dell’underground londinese l’oggi semisconosciuto disco dei Touch girasse di mano in mano, comprato d’importazione da chissà chi. Ecco spiegato perché David Gilmour, sempre intento a provare e riprovare sulla chitarra qualsiasi riff gli arrivasse all’orecchio, ne riuscì ad assorbire il contenuto. Contrariamente agli Stati Uniti, dunque, la Londra di quella seconda metà degli anni ’60, così ricca di creatività e fervente, fanciullesca vitalità, forniva il terreno di coltura adatto a chè un disco come quello dei Touch potesse respirare e diffondersi. Quella Londra, i suoi mirabolanti intrecci mai abbastanza studiati (preludi ad alcune delle carriere più folgoranti o interessanti della storia del rock), rivive oggi in un ambizioso libro edito da Coniglio Editore.

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