Il sassofonista Bill Evans, omonimo del grande pianista, è, notoriamente, cresciuto alla corte del Miles Davis elettrico anni ’80: il Dark Magus come sempre si sceglieva musicisti giovani e ancora acerbi, in modo da volaorizzarne appieno potenzialità e, lui stesso, cavarne il meglio per la propria musica. L’ha fatto con Scofield, con Miller, con Stern, e , appunto, con Evans, Come al solito vedeva lontano: e riascoltare dischi come We Want Miles conferma. DA lì in avanti Bill Evans ha avuto una carriera tumultuosa e contraddittoria: dalla fusion al bluegrass, dall’Americana a progetti crossover totali. Non sempre a fuoco, perché, soprattutto in ambito ffusion, la tentazione del tecnicismo muscolare è sempre dietro l’ngolo. Qui però ritrovate la zampata del “giovane leone” che scintillava note con Miles, al soprano e al tenore: registrazioni del 2011 con la possente (ma flessuosa) WDR Big Band di Colonia, diretta da Michael Abene, e l’apporto prezioso di Etienne Mbappe al basso, oggi una figura fondamentale della scena jazzistica internazionale. (Guido Festinese)