Un disco su Napoli e la sua musica? Ci vuole tutta la folle irriverenza di Stefano Bollani per provare a confrontarsi con un repertorio così rischioso (e in fondo poco frequentato dal jazz) sfidando al contempo la critica e il pubblico più ‘raffinati’. Eppure dopo il progetto intorno a Zappa e lo sfizioso “Arrivano gli Alieni” (cui si è aggiunto un “Live from Mars” uscito in edicola recentemente), per “Napoli Trip” il nostro pianista più talentuoso non ha esitato a confrontarsi con nuovi compagni di viaggio. Se per la scrittura di originali e l’arrangiamento di standard della tradizione (“Il bel ciccillo”) la scelta di Daniele Sepe – il più zappiano degli artisti italiani odierni – poteva quasi sembrare obbligata, l’inedito incontro con il dj norvegese Jan Bang si rivela sorprendentemente proficuo (“’Nu quarto ‘e luna” e “Sette”).
A questi due gruppi allargati si aggiungono, con lo stesso Sepe, i fiati di Nico Gori e la batteria di Manu Katché per alcuni brani di un quartetto che sarà in tour tra luglio ed agosto. Infine il piano solo: senza ipocrisia o forse con molta incoscienza ecco la rilettura di “O sole mio”, dell’amato Carosone e di Pino Daniele (“Putesse essere allero”); e se in un disco dedicato a Napoli non può mancare il mandolino, per “Reginella” finale in duo con Hamilton de Hollanda. Un disco davvero variegato e assolutamente contemporaneo: prima di tutto ascoltatelo senza pregiudizi. (Danilo Di Termini)