Il pianista svizzero Nick Bärtsch è uno dei segreti meglio custoditi per pubblici trasversali: di rado appare il suo nome, nell'elenco dei preferiti, ma quando qualcuno lo rammenta a qualcun altro ben addentro alle cose della musica, scatta il sorriso. Sarà colpa dell'austerità del personaggio, sarà colpa della pigrizia imperversante: ma l'approccio alle note del Nostro potrebbe essere una luminosa rivelazione, per chi ha amato certe composizioni minimalistiche di Mertens o Glass, per chi ha seguito le nuove musiche acustiche, per chi adora i costruttori di labirintici paesaggi sonori. Che Nick Bärtsch definisce semplicemente “moduli”, accostando ad ogni titolo con la stessa identica parola numeri e sigle. I suoi brani funzionano per accumulo di pattern ritmici che, secondo dopo secondo, costruiscono immani pinnacoli caratterizzati da uno strano, algido funk nordico. Qui è all'opera col suo gruppo, e un quintetto d'archi aggiunto: una Penguin Cafe Orchestra dedita alla metafisica del ritmo. (Guido Festinese)
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NICK BÄRTSCH'S MOBILE - Continuum
NICK BÄRTSCH'S MOBILE - Continuum
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NICK BÄRTSCH'S MOBILE - Continuum
2016-04-10 18:56:44
Guido Festinese
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