Benché ispirato dalle ritmiche degli indiani neri della Lousiana, fin dal primo brano il debito (o l'ispirazione) più evidente è quello verso i Radiohead (già nel precedente "Yesterday You Said Tomorrow"il trombettista di New Orleans si cimentava con una felice cover di “Eraser” di Thom Yorke). Nell'ambizioso progetto (doppio cd e centoventi minuti di musica), fondamentale è l'apporto del chitarrista Matthew Stevens, capace di sviluppare su ritmiche complesse, una raffinata tessitura su cui la tromba di Scott si staglia netta ed efficace. In alcuni brani meno riusciti l'effetto è di un eccessivo scollamento tra il solista e il resto del gruppo (un quintetto con aggiunte di fiati), ma se si ha la pazienza e il tempo di arrivare in fondo, lo strano fascino della commistione colpisce il bersaglio. (Danilo Di Termini)