festa discoCome da tradizione, l’intervista a Giancarlo Balduzzi serve a tracciare un bilancio dell’anno che l’amato leader (ormai l’unico vero despota del pianeta, visto che Kim-Il-Sung ci ha lasciato e il suo erede di mitico pare avere solo l’appetito) ha trascorso fra i cd, i vinili e la sempre più pervasiva oggettistica di Disco Club.

Giancarlo, partiamo dalla fine, da un dicembre che è stata davvero fuori dall’ordinario. La parte in alto a sinistra della vetrina è stata una cosa mai vista prima e, secondo il parere dei clienti stanziali, una cosa che non si poteva vedere. Negli anni passati chi entrava da te a chiedere Jovanotti o Laura Pausini veniva congedato, talora neppure troppo gentilmente, con un “non lo/la teniamo”. Quest’anno loro e altri facevano bella (insomma…) mostra di sé nell’angolo di vetrina di cui s’è detto. Cosa è successo, dunque?

Vero. Ma tieni conto che gli anni scorsi per me era un rischio fare un rifornimento di “muzak”: quanti dovevo comprarne? E se mi avanzavano, cosa me ne facevo? Quest'anno ho finito per correre quasi da solo per i disastri procurati dall'alluvione ai miei concorrenti; di conseguenza più vendite e meno rischi di reso. Ad ogni modo a Natale non è un'assoluta novità: ad esempio, nel 2007, sempre in quell'angolo della vetrina, ha fatto bella (sic) mostra di se anche una raccolta tripla della Carrà con l'eloquente ed elegante titolo di Raffica. Inoltre... scusa, mi sto dilungando, continua pure con le domande.

In certi momenti il negozio era strapieno e le situazioni quasi comiche. Un pomeriggio c’era la fila per pagare chitarrine, borse e Ti regalo una canzone (pure la Clerici e i bambini star…), ma tutto si è bloccato cinque minuti per lo ‘special event’ di Carlo A che pagava i suoi celebri cofanetti delac con applausi di altri frequentatori consueti. Chissà cos’hanno pensato gli altri, gli ‘estranei’…

Appunto, l'inoltre di prima era riferito a questo. E' stato divertente vedere gente che non era mai entrata in negozio, che si adeguava immediatamente al clima del negozio “non tocca a me, c'erano prima i signori” indicando Carlo e compagnia “tranquilla signora, fanno parte dell'arredamento”, dico io, e da quel momento anche il nuovo cliente partecipa alle battute, ovviamente con obiettivo principale il mitico pluriespulso, punching ball preferito da anni. Solo in due o tre hanno dato segni d'insofferenza per l'ammucchiata davanti alla cassa di Carlo e co. e se ne sono andati sbuffando: ho calcolato rapidamente quanto avrebbero potuto spendere e l'ho aggiunto al conto dei cofanetti di Carlino. La quasi chiusura della Fnac ha procurato anche l'effetto di far tornare clienti che non vedevo da anni. Un po' intimiditi all'inizio (forse speranzosi che io non li riconoscessi e chiedessi dove erano finiti), sorpresi poi dal fatto che io, non solo li riconoscevo, ma mi ricordavo il loro nome e cosa facevano, entusiasti dopo dieci minuti di permanenza in negozio, al punto che uno di loro, uscendo, mi ha detto “ho buttato via un sacco d'anni, ci rivediamo presto”. Avrei potuto essere un po' arrabbiato per questa frase e invece devo dire che è stata una delle cose che mi ha dato più soddisfazione nella mia vita discoclubiana.

 

Parlando di pubblico ‘generalista, il cd è ormai solo una strenna, non un valore legato al quotidiano? Le vendita a pioggia (a neve, ci fosse stato un altro clima) del Bublé natalizio fanno pensare proprio a questo…

Rispondo alla Marzullo: si faccia una domanda e si dia una risposta.

I dischi dei grossi nomi commerciali continuano a costare intorno ai 20 euro. Come si spiega questo? Ci sono personaggi (pochi) che vendono a prescindere dall’esborso richiesto?

Marzullo 2.

Eppure Bublé è stato battuto come vendite discoclubiane da Magot di Roberta Barabino, un lavoro totalmente autoprodotto. Viene da pensare che se solo la ‘ggente’ avesse la possibilità non tanto di sentire qualcosa di diverso, ma di sentire tout-court, ci sarebbe spazio commerciale anche per chi si muove da indipendente. Tu hai messo Magot in heavy rotation e chi passava diceva ‘che bello!’ e lo acquistava.

Roberta è il caso più clamoroso, per il numero di cd venduti e per il fatto che è genovese. Ma nei mesi precedenti la stessa cosa è avvenuta prima per gli Other Lives e poi per i King's Daughters And Sons, tra l'altro dischi non così orecchiabili come quelli propinati da tv e radio, a dimostrazione che se quest'ultime avessero una programmazione più indipendente dalle logiche di mercato imposte dalle major, ci sarebbe più spazio per della musica migliore e a Natale anche l'angolo a sinistra della vetrina non subirebbe quelle invasioni che tanto hanno scandalizzato gli habitué del negozio.

Chi ha comprato quel disco. Tutti i clienti fissi o anche gli occasionali?

Fissi, ma anche molti occasionali, che lo sentivano passando fuori (nell'intervallo lo lasciavo in rotazione continua sulle casse esterne).

rough tradeI concerti di fine anno sono andati piuttosto bene, sembrava di stare in una nostra piccola Rough Trade…

Una Rough Trade all'aperto e un po' ventosa, non molto accogliente quindi dal punto di vista climatico, perfettamente in linea con l'ambiente interno di Disco Club: caldo d'estate (col condizionatore rigorosamente spento) e freddo d'inverno (con la porta quasi sempre aperta). Dal punto di vista delle esibizioni invece il calore non è mancato e devo ancora ringraziare tutti i partecipanti da Bonfa a Roberta e Chiara il 17 dicembre, le Black Roses il 18, gli En Roco e Mezzala Bitossi con tutto il clan della Greenfog la vigilia.

I giovani ‘scaricano’, si sa. Possibile che non ci siano segnali di un ritorno di interesse, anche di nicchia, per il supporto fonografico?

Marzullo 3.

Come si batte la concorrenza di Amazon e affini?

Usandoli.

L’angolo in alto a sinistra della vetrina tornerà ‘normale’?

Si sa che l'epifania tutte le feste si porta via, questo vale anche per Disco Club: tutta la muzak si porta via!

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