Un altro anno è andato (quasi), un altro compleanno di Disco Club è andato, un altro Natale è andato.

E' tempo di riepiloghi e come tutti gli anni vi invitiamo a mandare le vostre playlist (minimo uno, massimo dieci dischi usciti nel 2011). Già in quattro mi hanno anticipato e hanno mandato via e-mail le loro liste; spero che in molti li seguano o via posta elettronica all'indirizzo Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , o su facebook, sia nel gruppo, sia nella pagina di Disco Club.imgp3191

Torniamo alla festa di compleanno. E' incominciata alla grande sabato 17 con l'esibizione di Roberta Barabino, disco di Natale per il nostro negozio, l'unico in cui Christmas di Bublè sia stato sconfitto sia pure di misura, seguita da Chiara Atzeni, altra promettente cantautrice ligure, ed è finita con la solita grande esibizione di Paolo Bonfanti, uno che è riuscito a trasformare la sua passione in lavoro, ma che lo fa sempre divertendosi e divertendo il pubblico, anche quando (come in questo caso) non becca nemmeno un centesimo!

La domenica successiva un gruppo di giovanissime, le Black Roses, ha riscaldato il pubblico che ha sfidato il vento della prima giornata fredda di dicembre (e in via S.Vincenzo si sente) con la verve, la simpatia e la sorprendente (per l'età) professionalità delle ragazze.

Infine ieri, sabato 24, Mezzala Bitossi si è trascinato dietro tutti i ragazzi della sua scuderia (Bosio, Esmen, Kramers, Odd Fulmine, Tarick1), con l'aggiunta dei sempre presenti (da Disco Club) En Roco, per un helzapoppin (Green Panettone Fog) di due ore abbondanti che ha esaltato il numeroso pubblico presente.

A dire il vero quest' ultima serata ha avuto, per me, qualche momento di apprensione. Infatti dopo circa un'ora entra in negozio Marco (cliente abituale) e mi dice "fuori la situazione sta degenerando, io e mia moglie ce ne andiamo". 

Spaventato mi faccio sulla porta ed, effettivamente, vedo davanti alla vetrina il gruppo che si esibisce, dall'altra parte dei portici gli spettatori, e in mezzo cinque forsennati non molto sobri che si scatenano in balli scatenati. Chiedo di chi si tratta e mi dicono che sono dei croati; ecco dove li ho già visti, sono quelli che da circa un mese hanno trasformato il retro del nostro palazzo in un albergo (con tanto di materasso, accuratamente ripiegato al mattino) e sono quelli che stamattina erano in mezzo alla strada e insultavano tutti gli automobilisti che passavano (me compreso), minacciandoli. Erano già abbastanza andati alle otto, figuriamoci dopo dieci ore di bevute. Il più piccolo era ancora attivo e saltellava con un certo ritmo, il più grosso (una bestia di quasi due metri) aveva uno sguardo minaccioso alla Ivan il terribile, un altro non si capiva bene come potesse stare in piedi tanto era cotto: le gambe gli si piegavano e arrivava a un punto in cui una persona normale sarebbe crollata a terra, ma il grande burattinaio che lo sorreggeva, lo faceva raddrizzare per improvvisare qualche altro passo di danza al rallentatore. Per fortuna siamo arrivati senza incidente alla fine, ma no, ecco che quando il gruppo annuncia l'ultima canzone, Ivan si avvicina al cantante e con durezza gli urla "rock 'n roll", temo il peggio e invece i ragazzi ripartono con una musica più rock e i croati contenti tornano in pista: Ivan sempre con sguardi e atteggiamenti terribili, il piccoletto con meno vestiti addosso, perchè a furia di agitarsi sta sudando, e il cotto sempre più vicino al suolo, che mai arriva a toccare. Questa volta la musica finisce davvero e temo che quelli si arrabbino seriamente, e invece no; si fanno da un lato senza disturbare nessuno. "Siamo salvi", pensiamo io e Lorenzo (mio aiutante natalizio) e facciamo per rientrare in negozio e chiudere, ma a questo punto i cinque ci puntano arrivano sulla porta, ci guardano in cagnesco (ci siamo messi in difesa del fortino) e proprio il cotto ci dice "champagne", "champagne?" ripete sorpreso Lo, quello lo guarda male ("addio, scoppia la miccia" penso) e gli chiede "perchè?", "no, niente" ribatte intimorito Lo, a questo punto intervengo e sbatto lì "il bar è di fianco"; quello guarda me, guarda il negozio, guarda il bar, guarda Lo e gli dice "scusa" e va al bar!

A questo punto chiudiamo dopo dodici ore consecutive di negozio e ci avviamo a recuperare la macchina (anzi, Lo il treno). Nel frattempo rimango sorpreso per il numero di ragazzi che erano fuori e mi ringraziano per il concerto, "io non ho fatto niente, il merito è di Michele" dico, però la cosa mi fa piacere e mi gratifica dopo ventisette giorni di lavoro consecutivo (domeniche comprese). Quando arrivo alla macchina rivedo i croati che si avviano verso il loro hotel della disperazione. Sembrano tranquilli e contenti per la serata, anche Ivan non sembra più tanto terribile. Forse anch'io ho fatto il mio miracolo di Natale!

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