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Periodicamente salta fuori sui quotidiani, sempre più assetati di titoli che di notizie, una qualche teoria bislacca sulle proprietà terapeutiche della musica. Non siamo qui per smentirle, nemmeno l'ultima, in ordine di tempo, che arriva dall'università di Osaka dove il professor Ryo Noda dichiara di sottoporre i suoi pazienti malati di mente a musicoterapia intensiva. Niente di nuovo in realtà: basta rileggere anche alcuni libri di Oliver Sachs, uno su tutti, "Musicofilia", che ha raccontato molti casi di terapia musicale; lo stesso autore è l'unico però a porre l'accento su alcuni casi inversi, la musica come fonte di d'epilessia e allucinazione. clockwork_orange-filteredUno dei più divertenti riguarda Silvia N., una signora siciliana intollerante alla musica napoletana, che pure le piaceva molto, ma che le procurava crisi epilettiche tali da richiedere un intervento chirurgico per risolvere il problema (un po' la storia di Lucia Canaria/Pietra Montecorvino, una sorvegliante di gabinetti pubblici con la passione del canto, ma malata di napoletanite, che Onliù Caporetto/Renzo Arbore, cura con una fetta di panettone di Milano nell'indimenticato "FF.SS." - Cioè: "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?"). Insomma non si può essere certi di che cosa può capitare quando si scarta il cellophane di un cd e lo si ripone nell'apposito lettore (non parliamo poi di un vinile acquistato a caro prezzo ad un'asta di eBay che si cercava da anni). Per questo è sempre consigliabile lasciare solo l'appassionato e avido ascoltatore di musica, nel fatidico momento del primo ascolto; meglio non avvicinarsi, non si interrompe un'emozione, anche se il bambino piange, la cena è pronta, bisogna uscire per andare al cinema. La reazione potrebbe essere simile a quella del Masaniello negro di Pino Daniele: Masaniello è crisciuto / Masaniello è turnato / Je so' pazzo, je so' pazzo / nun ce scassate 'o cazzo!

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