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BOB DYLAN & HIS BAND - Tournée 2009
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Concerti Concerti BOB DYLAN & HIS BAND - Tournée 2009
 

BOB DYLAN & HIS BAND - Tournée 2009 Hot

Live in München, 4 Aprile 2009;

Saarbrücken, 5 Aprile 2009;

Paris, 7 April 2009; Paris, 8 April 2009

ImageAlle quattro del pomeriggio un discreto numero di fan sono già in sosta davanti ai cancelli dello Zenith di Monaco, un brutto capannone industriale che rivelerà una del tutto inaspettata buona acustica. Lo show è sold out da tempo, come gran parte dei concerti di Bob Dylan in Europa dal 2007 in poi. Intorno alle sei le porte si aprono e parte la corsa alle transenne, che la security cerca invano - e piuttosto stupidamente - di bloccare. Alle otto in punto si comincia: la band prende posto sul palco nella semioscurità, subito seguita da Dylan. Partono le prime note di Maggie’s Farm, con un nuovo arrangiamento piuttosto tirato. Poi, a sorpresa, One More Cup Of Coffee, accolta con grande entusiasmo dal pubblico; anche in questo caso il nuovo arrangiamento, costruito intorno alle tre chitarre, è di grande efficacia e l’emozione assai forte. Per You Ain’t Going Nowhere Dylan è alla chitarra, al centro del palco; torna invece dietro le tastiere, con alle spalle l’Oscar vinto nel 2000, per Things Have Changed, che è infatti il quarto pezzo: per quanto la versione dello scorso anno, con il violino di Donnie Herron a far da protagonista, fosse molto riuscita, anche quella odierna è di grande qualità; soprattutto, Dylan sfodera una voce in perfetta forma, che sarà la caratteristica centrale di questo concerto e dei successivi. Segue Just Like A Woman, con il pubblico al completo a intonare il chorus e Bob che dà spazio, aspettando la fine per aggiungere il controcanto. Rollin' And Tumblin' è veloce e infuocata quanto Hattie Carroll è soffusa e meditata, anch’essa con un arrangiamento parzialmente nuovo, soprattutto per quanto riguarda le linee melodiche della voce. Per Tweedle Dee & Tweedle Dum Dylan è di nuovo al centro del palco, questa volta con la sola armonica: è decisamente la miglior versione di questo brano che io abbia mai sentito (e ne ho sentite un certo numero...); il palco è quasi buio, con le ombre dei musicisti proiettate sullo sfondo, l’armonica conferisce al brano un certo feeling sudista, e l’insieme che ne risulta ha un qualcosa di inquietante che arricchisce notevolmente l’originale. Anche Sugar Baby beneficia di un nuovo arrangiamento, al pari di Hollis Brown, entrambe molto intense. Nel mezzo Highway 61, che riesce sempre a trascinare con l’energia che la band le infonde. Segue una fantastica versione di Workingman's Blues, che Dylan canta con una intensità e un crescendo eccezionali: difficile dire se sia un commento sociale o solo un momento di grazia, ma il pubblico è in estasi. Il concerto si conclude, come di consueto in questo periodo, con Thunder On The Mountain e Like A Rolling Stone, seguite dai bis: All Along The Watchtower, Spirit On The Water, Blowin' In The Wind. Molto più che un concerto solido, vista la qualità della scaletta e alcune vere e proprie gemme.

ImageIl giorno successivo appuntamento a Saarbrücken. La Saarlandhalle è carina e non enorme, un misto fra un teatro e una grande sala da ballo; posti a sedere laterali, pista nel mezzo. Alle sei e trenta la solita corsa alle transenne, poi il concerto che comincia con la consueta puntualità e un’ottima Gotta Serve Somebody, seguita da Lay, Lady, Lay, che Dylan esegue alla chitarra. The Levee's Gonna Break è totalmente differente da Modern Times, accelerata ed energica. Poi Every Grain Of Sand, sempre una scelta eccellente, soprattutto quando è cantata in un giusto crescendo come stasera; al pari del concerto di Monaco, la voce di Dylan funziona perfettamente, come dimostra poco dopo in una incredibile Stuck Inside Of Mobile, cantata con timing e armonie perfette, nonché con grande divertimento, quasi che il nonsense del testo colpisca in primo luogo il suo autore. Altro highlight del concerto, una ritrovata Po’ Boy che non si sentiva da diversi anni, proposta in una versione leggermente rinnovata e molto bella. I Believe In You non è proprio una sorpresa, in quanto suonata in alcune serate precedenti, ma è sempre una grande scelta. Il concerto si conclude come la sera precedente; nuovamente un’ottima scaletta e alcune grandi esecuzioni, meno apparizioni di Bob al centro del palco, se non per Lay Lady Lay e, alla fine di Blowin' In The Wind (com’è ormai consueto), con la sola armonica e una specie di buffa danza.

ImageIl giorno successivo Dylan si riposa in attesa delle due serate parigine, e mi riposo anch’io a Heidelberg. Il giorno 7 l’appuntamento è al teatro del Palais des Congrès, che generalmente non ospita concerti rock e prevede solo posti a sedere. I fan cercano di forzare la security per stare in piedi davanti al palco ma vengono respinti; si arriva al compromesso di restare seduti in terra, ma nelle prime file. I brani iniziali sono un po’ rovinati da questa bagarre, ma si segnala una bella I'll Be Your Baby Tonight con Bob alla chitarra. Molti i momenti riusciti: una John Brown da brividi, una Chimes Of Freedom molto ben cantata, una Tweedle di qualità come a Monaco, una Masters Of War molto applaudita; tra i brani di maggior vigore, Honest With Me, Highway 61, Thunder On The Mountain e Like A Rolling Stone vedono una band in gran forma e un Dylan di ottimo umore. Po’ Boy non è più una sorpresa, ma è comunque graditissima. Solo per Blowin' In The Wind la security allenta la presa e consente di stare in piedi alle transenne, per salutare degnamente un’altra bella serata.
La seconda e ultima sera a Parigi si apre con una The Wicked Messenger in versione quasi-garage, davvero niente male. Poi di nuovo Lay Lady Lay alla chitarra e Things Have Changed alle tastiere, ancora un’ottima versione di una canzone che live delude difficilmente. Uno dei momenti migliori della serata è dato da una splendida 'Til I Fell In Love With You, totalmente irriconoscibile rispetto all’originale, con Bob che guida la band al centro del palco con la sola armonica: un vero spettacolo. Fra i brani non eseguiti nelle serate precedenti va sicuramente citata una versione veloce, a tratti quasi funky di It's Alright, Ma, nella quale è particolarmente evidente quanto la band abbia tratto beneficio dal fatto che la chitarra ritmica (Stu Kimball) sia stata spostata dalla posizione che teneva fino allo scorso anno, cioè in una specie di Siberia alle spalle di Dylan, insieme a Denny Freeman, Tony Garnier e George Recile, in modo da poter tenere il costante contatto visivo. Verso la fine del concerto, dopo la consueta Highway 61, partono note sconosciute; alcuni momenti di perplessità, poi la sorpresa: è The Times We've Known, versione inglese di Les Bons Moments di Charles Aznavour, un brano che Dylan ha eseguito una sola volta, nel 1998, a New York. Pare che Aznavour fosse in sala, e sia stato dunque un omaggio per uno chansonnier del quale Dylan ha parlato più di una volta in termini elogiativi. Per i bis le transenne si affollano, fortunatamente senza problemi; i pezzi eseguiti sono i soliti tre, con una Spirit On The Water cantata in modo singolare da un Dylan molto divertito, che alla fine scambia frasi e risate con la band.
Quattro ottimi concerti, con una personale preferenza per i due tedeschi, illuminati da arrangiamenti spesso coraggiosi, da ottime performance vocali, e dalla scelta di includere brani poco consueti nella scaletta. (Marina Montesano)

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