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Rock Recensioni PAOLO BONFANTI - Elastic Blues
 

PAOLO BONFANTI - Elastic Blues PAOLO BONFANTI - Elastic Blues

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Titolo
Elasrtic Blues
Anno
Casa discografica

bonfaCerti musicisti dovrebbero essere preservati per legge come patrimonio dell'umanità. Non sgomitano, non urlano, non si esibiscono a torso nudo a X Factor coi capelli tinti di nero lucido da scarpe, non ottengono siparietti vischiosi a Rainews per rispondere a domande da nulla riferite a musica e canzoni sul nulla. Quei musicisti sono un patrimonio perché ci fanno star bene, sempre, hanno qualcosa da dire, e hanno gli strumenti per farlo bene: che non sono doti innate, anche se la creatività è stata sparsa dal cielo in quantità diverse, ma frutto di fatica, dedizione, costanza.

E entusiasmo, mantenuto anche in tempi amari come questi: nel senso letterale del termine, en theos, avere un dio che ti abita dentro. Paolo Bonfanti dice che con questo disco – libro (perché ci sono anche cinquanta pagine di testo, la storia di una vita in musica raccontata con fatata leggerezza), s'è voluto fare il regalo dei suoi sessant'anni, peraltro anche quelli portati con grazia da folletto. Non è vero, il regalo l'ha fatto a noi, perché questo è un disco potente, saggio, commovente, imprendibile, memorabile, divertente, duro come una pietra ove occorre, e malleabile come il pongo, ove serve. Schierato, e non certo dalla parte di chi ammira le gesta dei prepotenti coi capelli arancione che blaterano di confini e lasciano crepare i più poveri, eppure universale: sempre che si sia conservata una briciola di umanità. Si parte con un brano assolutamente imprevedibile che per sette minuti macina chitarre – drone e ritmiche implacabili: si intitola Alt!, e non nel senso di fermarsi: è un'allusione a un altro degli amori del Bonfa, bulimico e certosino divoratore di ogni musica del pianeta: qui Alt sta per ”vecchio” in tedesco opposto a “Neu”, nuovo: ma che sarebbe poi il nome di un glorioso ed essenziale gruppo di kraut rock che proprio in quelle coordinate sonore si muoveva. Per il resto, siccome il disordine musicale è enorme, in questo “disco di una vita”, vuol dire allora che la situazione è eccellente: e che troverete sprazzi di country rock, blues nudo e crudo, dediche al Miles Davis febbricitante e elettrico di On the corner e al Dylan folk chitarra a tracolla del '62, schegge taglienti di Rolling Stones e jam tra rock e jazz e funk che avrebbero abitato bene i solchi dei Grateful Dead, dei Little Feat, degli Allman Brothers. In mille soluzioni strumentali diverse: archi classici e fisarmoniche, chitarre ruggenti e fiati grandi, grossi e scattanti. C'è anche Fìn de Zugno, il brano in genovese anticipato qualche mese fa in piena prima ondata pandemica che ricorda quando i genovesi chiusero i conti con il virus fascista in piazza De Ferrari. C'erano anche i genitori di Bonfa, in piazza, tra que ragazzi con la “maglia a righe”. Oggi, scrive Paolo, sembra invece che al “suono del silenzio “ di Simon & Garfunkel sa subentrato il "rumore del nulla". Contrastiamolo: anche con questa nobile, caotica, struggente, umanistica avventura nella “musica del tutto”. (Guido Festinese)

opinioni autore

 
PAOLO BONFANTI - Elastic Blues 2020-12-13 18:39:42 Guido Festinese
Giudizio complessivo 
 
90
Guido Festinese Opinione inserita da Guido Festinese    13 Dicembre, 2020
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