La serata finale del Genova Guitar festival ha visto come protagonisti il cantautore Bruce Cockburn e gli Hot Tuna, in un abbinamento forse un po' azzardato. Il canadese ha aperto la serata tornando con la memoria alla sua prima esibizione a Genova, nel 1978; molti dei presenti, almeno quelli col grigio nei capelli, portano ancora nel cuore un'emozionante ricordo del concerto acustico al Teatro Massimo di Sampierdarena. Come allora Bruce è solo con le sue chitarre, di conseguenza la scaletta più che promuovere il recente 'Small Source of Comfort', presenta uno stringato compendio della sua (quasi) quarantennale carriera; da 'Lord of the starfields', con la sua forza mistica, alla reggaeggiante e cantabile 'Wondering where the lions are?' (richiestissimo bis) senza dimenticare l'impegno ambientalista di 'If A tree falls' e la satira politica della recente 'Call Me Rose', straniante brano nel quale si immagina addirittura un Richard Nixon transgender!
L'inserimento in una rassegna fortemente orientata verso le tecniche chitarristiche, poteva generare qualche dubbio ma il robusto e percussivo fingerpicking di Cockburn, per alcuni una rivelazione, ha entusiasmato tutta la platea dell'Arena del Mare. Al cambio di palco, con tutto il rispetto per i redivivi Hot Tuna, l'atmosfera è meno emozionante, il rock-blues ben suonato da Jorma Kaukonen, Jack Casady risulta un po' di maniera, stretto com'è nella ripetizioni degli schemi propri del genere. A tratti però, come nella riproposta di 'Hesitation blues' e, in generale, dove prevale la dimensione acustica, ci si diverte e si agita il piedino in modo più consapevole, grazie anche alle invenzioni del pirotecnico mandolinista elettro/acustico Barry Mitterhoff e alla batteria esuberante del giovane Skoota Warner, una vera forza della natura, assolo compreso. (Fausto Meirana)