Il nome di Carlos Santana, soprattutto in Italia, fa storcere il naso a molti: nonostante un curriculum che da Woodstock, giusto cinquant’anni fa, lo ha portato a suonare con tutti i migliori musicisti rock, blues e jazz della sua generazione, su di lui grava un pregiudizio ineliminabile, quello di aver venduto milioni di copie di un brano, a onor del vero alquanto melenso, come “Europa”. Si aggiunga anche la contestazione politica (?) al concerto del Vigorelli del 1977, una hit mondiale come “Corazon Espinado” e parecchi album dimenticabili (tra cui quello del 2017 con gli Isley Brothers davvero deludente) ed ecco spiegato perché un piccolo gioiello come “Africa speaks” rischi di passare completamente inosservato.
Prodotte da Rick Rubin (ahia dirà qualcuno, dopo Jovanotti…) le undici canzoni dell’album (che diventano tredici nella versione ‘Target exclusive’) colpiscono per la consueta rigogliosa componente ritmica, merito di un bassista sontuoso come Benny Rietveld e della lussureggiante batteria di Cindy Blackman, attuale consorte del nostro. Ma la vera sorpresa è la presenza della cantante Buika, spagnola ma con salde radici nelle Guinea Equatoriale (un passaggio nel 2013 al mai troppo rimpianto programma RAI Sostiene Bollani: > http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-cd9751e0-0358-49aa-859d-e18189df412c.html), voce ‘flamenca’ che duetta impeccabilmente con la chitarra di un Carlos Santana che sembra aver ritrovato come per incanto entusiasmo e intensità. Tra i brani menzione di merito per l’orecchiabilissima “Breaking Down the Door” e per “Blue Skies” dove il duo diventa trio con l’aggiunta della voce di Laura Mvula; ma tra afro, latin, fusion e rock, diventa davvero difficile scegliere in un disco davvero speciale. (Danilo Di Termini)