A meno di un anno di distanza dal suo precedente lavoro, riecco che affiora, in tutta la sua soavità,Tim Bowness, Attenzione, non trattasi di bulimia creativa, qui si tratta di ispirazione nel vero senso della parola : Bowness, già metà dei No-Man (l'altra metà era Steven Wilson) è promotore di un cantato che sottrae anzichè aggiungere, un vero e proprio sussurratore che, come degno contraltare alla propria delicata espressività, si ammanta di suoni talvolta vigorosi assai, a tratti tenui e pastellati.Queste undici canzoni hanno il grande pregio di esprimersi in pochi minuti, contrariamente al genere a cui egli viene ora assegnato, ovvero il prog, e nella loro concisione, contenere sempre elementi identificabili e distintivi, siano essi un fraseggio di synth piuttosto che un arpeggio elettrificato. Ospitate a parte (Peter Hammill, Phil Manzanera, Pat Mastellotto e David Rhodes) il disco si distingue per l'infinita ricerca nei testi e per madrigali inconsueti posti dove meno te lo aspetti. Di una ricercatezza stilistica assolutamente personale, un disco che meglio si apprezzerà quando finirà questo maledetto chiodo solare. (Marcello Valeri)