Se il pianismo di Jason Moran non era mai sembrato così espressivo (“Mode VI”), se il sax tenore di Chris Potter non era mai apparso così compiuto, da evocare Lester Young e Coltrane (“Casino”), il merito dev'essere anche di Paul Motian. Alla soglia degli ottant'anni il batterista di Philadelphia (ha dichiarato che, stanco di viaggiare, non tornerà più in Europa) inizia un’altra avventura, ancora con un live al Village Vanguard. Dieci brani, tra cui un solo standard “Be Careful It's My Heart” di Irving Berlin, titoli nuovi e riprese (“Bird Song” da “Tati”, “Drum Music” e “Abacus” da “Le Voyage”), in una rilettura contemporanea, capace di unire il free e l’espressionismo, di far convivere la fertile aritmia del suo pulsare con il romanticismo della ballad più classica. Un disco mirabile. (Danilo Di Termini)
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