Capita sempre più spesso che dischi di valore vengano distribuiti internazionalmente parecchio tempo dopo l’uscita in patria: in tempi difficili è meglio non rischiare. In genere non si tratta di scoperte sensazionali, nulla di cui si dica “guarda cosa ho rischiato di perdere”. Una quasi eccezione alla regola è rappresentata dai Lower Plenty di Melbourne. I quattro musicisti provengono da formazioni cittadine piuttosto dure, mentre qui agiscono in acustico con un suono desolato e gentile, sbilenco eppure strutturato quanto serve. In teoria è facile, a patto però di avere in repertorio un paio di melodie-faro, o almeno lampione (e qui ci sono), e i giusti tocchi d’ambiente, come l’omaggio ai maestri Go-Betweens di Nullarbor. Inserito nella confezione è il primo album del gruppo, Mean (2010), un po’ slabbrato. ( Antonio Vivaldi)