Cercate un disco di jazz che scorra dall'inizio alla fine avvolgendovi in spire sinuose ed intelligenti, che non insegua avventure, ma neppure routinaria banalità, che sia, soprattutto, convincente “a prescindere”, come avrebbe detto il compianto Principe De Curtis in arte Totò? Procuratevi questo The Melody Lingers On. Lo fa uscire uno dei grandi “unsung hero” del jazz, quelle figure che non avranno mai un posto di rilievo nelle storie del jazz, che fanno da anello di tenuta dell'eleganza e della classe nel suonare, che forse non inventano nulla, ma sanno cosa, come e quanto suonare. Houston Person ha compiuto ottant'anni. Non è il caso di accreditare eccessiva fiducia a una storia passatista del jazz, accreditata sulle anagrafi. Età non vuol dire sempre saggezza e maestria. Ma Person suona ancora il suo sax tenore splendidamente, con una grana di suono a mezza strada tra Dexter Gordon e Stan Getz. Lo accompagna un parterre di jazzisti d'eccellenza, Steve Nelson al vibrafono, Lafsayette Harris al piano, Ray Drummond al basso, Lewis Nash alla batteria. Dieci brani, dieci centri. (Guido Festinese)