Negli ultimi anni la dance sembra aver preso due direzioni abbastanza nette: da una parte il minimalismo della techno di produttori come DJ Koze, Birdy Nam Nam o Diplo, dall’altra il massimalismo alla Prodigy, Justice, Kalkebrenner ecc. in grado di riempire i grandi spazi festivalieri. I Daft Punk sono sempre stati un po’ nel mezzo e la loro volontà di distinguersi dalle tendenze altrui è ciò che guida il loro ritorno, dopo qualche ultima prova non troppo convincente. Diciamo subito che Random Access Memories non solo convince, ma entusiasma per la quantità di idee che il duo francese è riuscito ad assemblare. Ma andiamo con ordine: per molti la seconda metà degli anni 70, dal punto di vista musicale, significa immediatamente punk; ma si dimentica che un’altra rivoluzione, quella della disco, scuoteva non meno del punk.
Che n’è stato della sua eredità, quanto è finito nella dance attuale? Poco, sembrano dire i Daft Punk con Give Life Back To Music, la canzone iniziale di Random Access Memories, una specie di manifesto per ciò che segue: dall’omaggio a Giorgio Moroder di Giorgio By Moroder (l’idea di costruire un pezzo inserendo un’intervista del medesimo su una base di synth esattamente à la Moroder può sembrare assurda fino a quando non la si ascolta) al contributo essenziale di Nile Rodgers, spledida chitarra e produttore d’eccezione degli Chic, sui brani più belli (Give Life…, Lose Yourself To Dance, Get Lucky). Il pop barocco, un po’ musical un po’ Abba, di Touch o il prog della conclusiva Contact completano un disco che straripa di idee. Le voci filtrate dal vocoder, marchio di fabbrica dei Daft Punk, non mancano, ma tanti sono i vocalist che li accompagnano, fra i quali vale la pena di citare almeno Julian Casablanca e soprattutto l’ottimo Pharrell. Infine, non si può fare a meno di elogiare la qualità stratosferica di produzione e registrazione: in un’epoca di MP3 anche questo ridà vita alla musica. (Marina Montesano)