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SPARKS - Quanto durano le scintille?
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SPARKS - Quanto durano le scintille? Hot

Sparks!!!
…sì quello coi baffetti alla Hitler e quello coi riccioloni che canta come Farinelli…ed ecco che così riduce alla descrizione iconografica la rappresentazione di una band (?) che ha attraversato gli anni 70,80,90 ed ancora ha qualcosa da rac/cantare negli attuali 00…

La scena Los Angelina di fine anni sessanta è calda come il sole che brucia il cervello di Jim e compagni ma se proprio si deve cercare qualcosa che abbia influenzato i fratelli Ron e Russel Mael è bene cercare nel cabaret Kinksiano di Ray Davies o nelle macchie solari di Sid Barrett, fatto sta che la caratteristica di precursori li contraddistingue sin dai primi passi in comune sotto l’egida Urban Renewal Project con un titolo come “Computer Girl” (fine anni ’60, capito?). Costituitisi band a tutti gli effetti con la ragione sociale Halfnelson i due (precursori anche nell’essere di fatto sempre stati un duo con comprimari come tante altre band new e old wave a venire…) si fanno produrre da Todd Rundgren un omonimo album d’esordio che, come prevedibile,sarà un flop: a questo punto, con una mossa di marketing ai giorni d’oggi impensabile, la casa discografica pensando che il nome fosse la causa del fallimento impone un cambiamento : nascono così gli Sparks e mettono a segno un secondo album , “A Woofer In Tweeter’s Clothing”che poco si discosta dai suoni e dall’atmosfera abbastanza assurda ed atemporale del primo . ImageDelusi ma cocciuti i fratellini congedano i musicisti losangelini e se ne vanno oltre oceano a cercar altre aspirazioni:siamo nel 1974 e l’Inghilterra brucia di glitter e glam , un territorio fertile per il teatrino dei due fratelli che, reclutate forze nuove e con un producer del calibro di Muff Winwood siglano il loro “difficile terzo album” ovvero “Kimono My House” (secondo le liriche sempre stralunate e Groucho Marxiste del baffuto Ron, sarebbe come si pronuncia “Vieni a casa mia” rivolgendosi ad una giapponese…

Introdotto dal crescendo pianistico e dalla revolverata di “This Town Ain’t Big Enough For“ l’album traccia le coordinate per una nuova visione del Glam da esportazione : la glaciale ed ironica compostezza sul palco del gessato ed ingessato Ron si contrappone alle movenze struzzate (da Boa di …) di Rusell, i comprimari fanno il loro dovere di comparse e l’invasione ottiene i risultati sperati : boom!

Il successo planetario, (Italia a parte dove, in generale, il glam non attecchisce più di tanto in anni dove i giovani scelgono il cosiddetto impegno) degli Sparks pone le basi per il futuro a venire della band : “Propaganda”Image è il passo successivo, un Kimono Vol. 2 che promette e mantiene quanto il pubblico si attende oramai dal moniker scintillante. Propaganda pur essendo un degno compare di Kimono non contiene quella genialità che aveva però contraddistinto il gemello e si pone come step anticipativi dell’ecletticità multiforme di “Indiscret”, prodotto da Tony Visconti (all’epoca eminenza grigia di Bowie e Bolan…) e che spazia con assoluta libertà tra cabaret, opera, pre metal e vaudeville . Importanti come al solito i calambour proposti dai testi e l’incredibile quantità di doppi sensi.

Con il successivo “Big Beat” , come il titolo già suggerisce, i fratelli tentano una carta tendente all’hard che, salvo sporadiche intuizioni, si discosta troppo radicalmente sia dall’immagine che dal glamour sonoro del duo e che quindi non incontra il favore se non quello dello zoccolo duro dei fans.

Siamo oramai in pieno 1977 e con “Introducing Sparks” la band spara l’ultima cartuccia di una decade che vede configurarsi all’orizzonte ben altre musicalità : l’album non aggiunge pressoché niente di nuovo e il rischio della routine si affaccia dietro le due facciate del vinile.

Agganciando l’allora bistrattato dai presunti critici per le sue sonorità “da discoteca” e padre putativo di Donna Summer, ovvero Giorgio Moroder, gli Sparks realizzano nel 1979 quel capolavoro dance che è “N° 1 in heaven” e chi non ha mosso il piede al ritmo d Beat The Clock mente sapendo di mentire. L’immagine del duo sostanzialmente si rinnova : il baffo diventa più dandy e meno hitleriano e la cascata di boccoli un bel ciuffo stirato ad arte.





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