La prima prova ‘tutto da solo’ dal lontano 2004 dell’ex Talking Heads (in mezzo colonne sonore, un concept album su Imelda Marcos con Fatboy Slim, un disco con St. Vincent) comincia bene, con “I Dance like This”, metà ballata, metà martello pneumatico, due lati che voce di Byrne è sempre riuscita a tenere insieme impeccabilmente. E prosegue meglio, con “Gasoline And Dirty Sheets” e “Every Day Is A Miracle” - in cui il punto di vista sulla vita è quello di un pollo! - due brani in cui lo smalto sembra essere tornato quello dei giorni migliori. E se pur con qualche occasionale cedimento “American Utopia” si rivela (attenzione, ha bisogno almeno di un secondo ascolto, date retta) una tra le opere migliori del musicista scozzese (sì, di nascita, anche se a due anni raggiunge il continente americano) dai tempi di “Rei Momo”. Ovviamente il ‘tutto da solo’ di cui sopra va preso con il beneficio d’inventario: segnaliamo la presenza di Isaiah Barr degli Onyx Collective al sax, di Sampha alle tastiere e di Brian Eno un po’ dappertutto: ci sarà un motivo se "Everybody's Coming to My House"! (Danilo Di Termini)