Viene definito il Dylan di Durango, ma in realtà Thom Chacon, almeno in questo disco, sembra rendere omaggio a Bruce Springsteen (quello di The Ghost Of Tom Joad) e a Steve Earle (quello che tutti vorremmo ritrovare a scrivere canzoni come queste …). Di Dylan però c’è il bassista Tony Garnier (e non è poca cosa) più un certo soffio d’armonica a bocca. Blood In The Usa centra i problemi degli USA in una manciata di canzoni che toccano i temi del lavoro, dello stato della nazione e degli immigrati messicani, con la consapevole amarezza che qualcosa sta andando storto nella terra delle opportunità.
Chacon ha una bella voce, profonda e sincera, i testi sono chiari, espliciti e disarmanti; in essi ci sono le parole che molti americani non riconoscono più come proprie: pietà, condivisione, aiuto, accoglienza. I testi, visto che il disco esce per l’Appaloosa, sono ben tradotti in italiano nel libretto. L’ unico difetto, forse, sono i soli ventisette minuti di durata, ma sono minuti intensi e soddisfacenti. (Fausto Meirana)