A settantasei anni compiuti (il 14 agosto) David Crosby sembra godere di una seconda giovinezza: dal 2014 a oggi ha pubblicato tre dischi solisti, tanti quanti ne aveva incisi fino a quel momento dal meraviglioso esordio di “If I Could Only Remember My Name”. Il percorso iniziato con “Croz” e “Lighthouse”, prosegue con questo album in si cui rinnova la collaborazione, nella scrittura e nella produzione, con il figlio James Raymond (il cognome diverso si spiega perché i due si sono ritrovati negli anni ‘90 quando il ragazzo, adottato, ha scoperto chi era il suo vero padre). Al di là dei legami biologici, la propensione al jazz di Raymond, assecondata dalla presenza di Michael League degli Snarky Puppy e di musicisti come il sassofonista Steve Tavaglione e il bassista Mai Agan, evidentemente cultori dei Weather Report periodo Pastorius, contribuisce a sospingere le atmosfere musicali dell’album verso un jazz vocale e crepuscolare, in cui gli Steely Dan (l’apertura di "She's Got to Be Somewhere") incontrano la West Coast più raffinata (non a caso l’unico brano non originale è una struggente "Amelia" di Joni Mitchell, da “Hejira” del 1976).
La voce, appena velata, di Crosby, disegna ballad come"Before Tomorrow Falls on Love" scritta insieme a Michael McDonald o l’ispaneggiante melodia di "Curved Air". Nostalgia? E che male c’è! (Danilo Di Termini)