È più che plausibile che Mark Kozelek (SKM) si sia rimbecillito, inacidito, imbolsito, incaponito. Un tempo era un malinconico indie-menestrello; oggi è al centro di polemiche varie per presunti (o meno) atteggiamenti sessisti, interventisti, politicamente scorrettisti. La sua musica ha seguito una traiettoria simile: era lenta e melodiosa; è ruvida e scontrosa. È però, d’altra parte, musica estremamente personale che riesce in tempi di omologazione costante a risultare riconoscibile, solida e, piaccia o meno, unica. Qui Mark parla a raffica su lunghe ballate cui Jesu (Justin K Broadrick) impone bordate di elettricità chitarrosa, che non guasta per nulla (come non guasta un cameo dei Low). Pensate a J/SKM come a una versione ruvida del recente connubio Scott Walker / Sun O))): un veterano bizzoso e una fiera controparte sonica. Per pochi, ma fortunati. (Marco Sideri)