Tredicesimo disco per Otis Taylor, che, comunque la si giri, è il più grande bluesman contemporaneo. Lo è anche perché trovare un'ombra di routine nella riflessione a tutto campo sulle culture afroamericane nelle incisioni del Nostro è pressoché impossibile. Il che non significa che, per chi poco ha frequentato la sua opera, i primi ascolti non siano sorprendenti: forse è per questo che negli States Taylor è considerato imprendibile, stilisticamente. La verità è che la complessa matassa di trance blues screziata di country music acustica, di jazz, di bluegrass, di rock ringhiante, di rhythm and blues è perfettamente comprensibile e logica, se non si hanno pregiudizi di "purezza blues". "Il mio mondo se n'è andato" del titolo è una frase pronunciata dal chitarrista nativo americano Mato Nanji, ospite nel lavoro, quasi integralmente dedicato agli indiani d'America. Quasi un capolavoro, al solito. (Guido Festinese)