Con gente in giro da un po’ di tempo, le coordinate entro cui piazzare un (ulteriore) disco sono spesso chiare. A parte svolte/colpi di testa (sempre possibili) quello che fa la differenza è l’ispirazione del momento; le canzoni, ferme le coordinate, fanno o meno la differenza. Qui, la fanno. JL è in giro da un po’: prima con i Grandaddy, poi da solo con il pallido esordio solista “Yours, Truly…” (2009). In “Dept. Of Disappearance” sembra tornata, per magia, la verve dei tempi belli. Le canzoni cigolano, tra tastiere analogiche e melodie rotonde sembra di ascoltare una versione futuribile di Neil Young. La voce, riconoscibile al solito, non si perde per strada ma aggredisce, precisa, le strofe. Insomma, se esiste (se) il genere ex lo-fi indie pop cantautorale, Jason Lytle si mette in prima fila come rappresentante. Se no, “Dept. Of…” resta un bel disco uguale. (Marco Sideri)