Questo è un disco a senso unico: dolente (sin dal titolo), complesso pur se fatto di semplici suoni acustici (chitarra/pianoforte, con cori e qualche arco qui e là), pieno di canzoni lunghe e ombrose. Matt Elliott, reduce dalla trilogia “Songs” e dal ritorno all’elettronica sotto l’ombrello Third Eye Foundation, non si risparmia. I brani navigano su mari atmosferici (la lunga intro piano e violino di If Anyone…), su minutaggi abbondanti, su temi pesi (l’ultimo brano si chiama Il dolore che deve ancora venire). Eppure la bravura di ME, che si sta facendo suo malgrado cantautore con tutti i crismi, rende l’ascolto fluido e per nulla ostico. L’iniziale Oh How We Fell non stonerebbe in una scaletta di Leonard Cohen. Se la malinconia non vi spaventa. Se in fondo dei ritornelli potete anche fare a meno. L’Uomo distrutto è il vostro uomo. (Marco Sideri)