Doverosa premessa: gli estimatori di Springsteen faticano a considerare Darkness On the Edge Of Town un semplice album, è più probabile che lo “vivano”come un eldorado mitico e desiderabile o una sorta di magica cornucopia che riversa un flusso ininterrotto di grande musica e grande poesia. Come dar loro torto? Darkness è la quintessenza del talento e della profondità espressiva del rocker del New Jersey. E’ il lavoro nel quale Springsteen ha espresso una dedizione incondizionata nei confronti della musica, ha dimostrato la grandezza delle piccole cose quotidiane e la forza immane dei ricordi. Sono passati trent’anni, ma la bellezza tormentata di Racing In The Street e Badlands brilla con la stessa intensità di allora. Quindi non stupisce che Bruce Springsteen e i suoi più stretti collaboratori abbiano deciso di rimettere mano ad un album così decisivo per riportare alla luce gli outtakes (spesso di altissimo livello), riproporre alcune registrazioni originali e “rinnovarne” altre. Il risultato è una celebrazione appassionata del rock’n’roll, della voglia di libertà e condivisione che porta con sé e della magia che quella musica ha saputo infondere nella vita di molti. E allora...”the time is right” per danzare con It’s a Shame e Ain't Good Enough For You. Invece, Spanish Eyes, City Of The Night e Save My Love blandiscono il cuore come una carezza. E che dire della title track? The Promise è un gioiello di intensità poetica, e merita di essere inserita nel novero delle migliori canzoni del Boss. La bellissima immagine di copertina mostra un giovane Springsteen che percorre in solitudine una delle tante “strade blu” d’America, sotto cielo gonfio di nuvole, sarà la musica, come sempre, a illuminare la via. (Ida Tiberio)
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