Il debutto discografico, in termini di lunga durata, del cappellaio matto si presterebbe facilmente a generalizzazioni e banalizzazioni per i ben evidenti punti di riferimento musicali e compositivi. Ma il lavoro del polistrumentalista d’oltralpe è molto più robusto e acuto di quanto possa apparire a un primo ascolto. Con delicatezza ed estro giocoso ecco che prendono forma ballate glitch sul cui sfondo scorrono paesaggi folk della campagna francese; quadretti melodici tipici del miglior Tiersen vanno a braccetto con atmosfere rarefatte e intangibili uscite direttamente dai territori indie più oscuri (su tutti Melodium e Matt Elliott). 613 è un disco completo e ben bilanciato tra la tradizione e l’elettronica. Ricco di sfumature e di piccoli dettagli scintillanti, l’esordio di Chapelier Fou è da assaporare piano piano, con piacevole lentezza. (Giovanni Besio)
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