Un tempo, neppure troppo lontano, non sbagliava un colpo, Beck. Sul serio: riusciva a sintetizzare da una parte il disordine, formale, dei cosiddetti tempi moderni (meticci, tecnologici, bui) e dall’altra a sfornare canzoni con quel tasso di classicità necessario a piacere a tutti. Un fuoriclasse, nel vero senso della parola. Poi, stancarsi e sedersi un po’ è inevitabile. E così gli ultimi due album (Guero e The Information), mai brutti, avevano perso quell’ispirazione spiazzante. Modern Guilt cambia strada, con un nuovo produttore (il nome del momento Danger Mouse) e una ritrovata coerenza interna. È un album di rock contaminato, malinconico eppure orecchiabile, declinato secondo la creatività multiforme degli anni ’60: suoni stratificati, melodie semplici, effetti abbondanti. Un bell’album e un nuovo inizio. (Marco Sideri)
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