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Memories Can't Wait
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La fine del viaggio
Il viaggio terminava da Disco Club: me lo ricordo ancora strapieno di vinili, con la parte dell’usato già aperta (il mio primo vinile usato lo comprai li, e non sarebbe stato che il primo) e la vetrina invitante di novità. Di tutti i negozi del centro citati è rimasto l’unico aperto (comprese le meteore: 900, dove trovai a poco i vinili della Base Records, Hot Rats, pieno di cd d’importazione, e Winona Records, dietro al cui bancone mi ritrovai qualche sabato a sostituire i titolari impegnati a suonare in giro con il loro gruppo, poi divenuto Felipe Records…e ancora quel negozio di mix da dj –il primo che vidi a Genova- in una traversa di Via Luccoli, e quel negozietto microscopico in Sottoripa che chiuse dall’oggi al domani e di cui non si ricorda nessuno, e quel negozio di vinili usati poco sopra Red House e che poi riaprì per poco in Piazza delle Oche, strapieno di rarità a prezzi bassissimi, e Vinil Magic in una traversa di Via Venti e poi trasferitosi al posto di Red House, e Temptations che per tutti era “l’usato in Via Galata”, per non parlare del Pink Moon trasferitosi nell’angolo tra Pollaioli e San Donato), con il conseguente clash di posizioni diverse sulla musica, con gli appassionati di jazz in cerca di ristampe sempre più accurate fianco a fianco a ragazzini in cerca dell’ultima sensazione made in U.K., chi rimpiange i Gentle Giant che non comprende –sensazione reciproca- chi rimpiange i Fugazi, i poster dei concerti blues al Raindogs affianco a quelli indie-rock di Disorderdrama, il chiodo dei metallari e i completi di chi torna dall’ufficio.
Un incontro che genera a volte consigli reciproci, incomprensioni e fraintendimenti, mischiati agli inevitabili discorsi sulla musica in generale e tutto il resto.

Ad ogni annuncio di chiusura è stata una parte della mia adolescenza che se ne è andata: devo a tutti gestori e commessi di quei piccoli posti buona parte di quello che so sulla musica, grazie a consigli mirati, alle occhiatacce per qualche acquisto dettato dalla moda del momento e da facili entusiasmi per un singolo orecchiabile, agli sconti quando smettevo di essere cliente occasionale per diventare cliente affezionato, e all’atmosfera generale che vi si respirava dentro.
Tutto questo un negozio on-line o un download non lo potrà mai dare, al massimo potrà far risparmiare nel comprare un disco deludente che probabilmente un negoziante serio avrebbe sconsigliato di comprare, indirizzando magari su qualcosa di analogo ma di migliore, magari fa compare dieci dischi invece di due di cui non si avrà mai il tempo di ascoltarli sul serio o fa downloadare intere discografie che si sentiranno distrattamente tutte d’un botto, senza invece partire dai dischi migliori che nessuno avrà suggerito.

E soprattutto viene a mancare quel fattore umano –le persone conosciute anche solo perché interessate alla stessa copia di un disco introvabile, quelle che ti vedono comprare a colpo sicuro un disco di cui hanno solo letto e ti chiedono com’è e mille altri casi- che nessun social network potrà mai dare: per un appassionato di musica i negozi sono il VERO social network, e a questo punto credo di non dover spiegare perché. (Giulio Olivieri)

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