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IL VIAGGIO DI SAHAR - Domenica 5 Agosto 2007: incontro con Anouar Brahem |
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Ma per approfondire, dice, serve riflettere sul significato del superamento della tradizione e mi parla del sul suo modo di comporre: "comincio da un semplice fraseggio, un motivo che sviluppo lentamente e gradualmente espando, ci sono idee che nascono spontaneamente, in qualsiasi luogo e nei momenti più impensati, ma che poi devo trovare il tempo e la tranquillità di elaborare e sviluppare compiutamente". Anche quando Brahem ritorna verso la tradizione araba, ad es. con "Rabeb" (1989) e "Andalousiat" (1990), lo fa con formazioni ristrette (in trio ad es. o "takht", che è la forma originale dell'orchestra tradizionale) nelle quali ogni musicista svolge il ruolo di solista e di improvvisatore: è questa la strada per restituire lo spirito, la raffinatezza delle variazioni e l'intimità della musica araba. I puristi, per usare un eufemismo, sarebbero diffidenti: alla luce di un giorno d'estate e al vento, che spazza la polvere, prediligono il buio di una cantina in cui conservare le cose. Ma l'ispirazione per Brahem non separa il presente dal passato, la luce dal buio, è come un albero che cresce verso il sole allargando verso esso i suoi rami, sviluppando nello stesso tempo le sue radici.
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