Classe 1996, ultimo discendente di una genia di pianisti jazz nati sotto la Lanterna (da Dado Moroni a Andrea Pozza, solo per citarne due), Tommaso Perazzo ha studiato al conservatorio di Amsterdam dove nel 2018 ha vinto anche l’Award best piano soloist. Un altro premio, quello intitolato al sassofonista Massimo Urbani, gli ha dato la possibilità di incidere il suo primo album. Con due compagni di studio, il contrabbassista greco Kimon Karoutzos e il batterista napoletano Marcello Cardillo, ha allestito un trio che propone un jazz contemporaneo, erede dei grandi trii del passato – quello di Keith Jarrett è il primo riferimento – e del presente: Brad Mehldau e soprattutto gli E.S.T. di Esbjörn Svensson specificatamente omaggiato in Interlude...for E.S.. In ogni brano grande attenzione è riservata alla melodia - New Dreams, New Hopes e Flyer – anche se le sorprese armoniche non mancano. Si respira una forte sensazione di libertà nelle esecuzioni confermata dalle parole di Tommaso che spiega come cerchi di “mantenere l'improvvisazione veramente libera con l'obiettivo di rendere il brano il più spontaneo possibile in ogni esecuzione”. Non poteva essere diversamente visto che il titolo prende spunto da una domanda sulla quale ha dichiarato di riflettere spesso, l’'imprevedibilità e la misteriosità del futuro e soprattutto in relazione alle combinazioni inaspettate che possono derivare nella vita e ovviamente anche nella musica. Anche se poi la bella versione di Caravan di Ellington in piano solo ci ricorda che, anche in musica, il passato è importante quanto il futuro. (Danilo Di Termini)