Al quinto album infine la metamorfosi è completa. Eppure il passo, da nuova star del jazz contemporaneo al femminile (per di più scalza) a pretenziosa cantante pop da salotto, non sarebbe breve. Ma la quarantaduenne contrabbassista di Portland lo ha compiuto metodicamente, fin dal primo disco Junjo del 2006, passando per Chamber Music Society - Grammy Award come Best New Artist nel 2011 - e Radio Music Society in cuitra ospiti e orchestrazioni ancora manteneva un legame con il mondo della musica afro-americana. Adesso ha deciso di correre in tutt’altra categoria, in un limbo che sta tra la fusion e il pop, nel quale sembra disorientata, indecisa se proporsi come nuova Joni Mitchell (Judas, One) o percorrere strade apparentemente più aggressive (Good Lava, Ebony and Ivy), in realtà solo confusionarie e stantie di cui il lungo assolo di chitarra di Unconditional Love –alternate version è un fastidioso esempio. (Danilo Di Termini)