C’è un breve video sul web che accompagna l’uscita di questo primo disco per ECM del trombettista nativo di Tel Aviv (nessuna parentela con l’omonimo contrabbassista, ma due fratelli sassofonisti, la sorella Anat e il fratello Yuval). Lo vediamo a casa mentre sceglie da una collezione di vinili un disco che, con un po’ di pazienza, si scopre essere lo storico album della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden. In quella formazione il trombettista era Don Cherry: evidente dichiarazione d’intenti, peraltro confermata dalle opere precedenti di Cohen, in particolare i due album con il trio Triveni di cui ritroviamo il batterista Nasheet Waits (con cui il dialogo richiama quello dello storico cornettista con il sodale Billy HIggins). Ma qui siamo in terra germanica, alla corte di Manfred Eicher e il quintetto (completato da Yonathan Avishai al piano, Eric Revis al contrabbasso e Bill McHenry al tenore) si adagia su un jazz decisamente più impressionistico che di certo non dispiacerà ai cultori dell’etichetta. Ma forse un po’ di energia in più a tratti non avrebbe guastato. (Danilo Di Termini)