Non si può certo dire che il successo dei dischi in trio (l’ultimo del 2008) abbia indotto Brad Meldhau a riposare sugli allori. Progetti tangenziali ad un universo classicheggiante, due album con il grande obliquo del jazz contemporaneo, Pat Metheny, uno con la soprano Renée Fleming. Non sempre riuscitissimi, i tentativi palesano un autentico desiderio di mettersi in gioco. Adesso è la volta dell’elettronica contemporanea, incarnata dal batterista e manipolatore sonoro Mark Guiliana. L’esplorazione piacerà molto agli orfani dell’Esbjörn Svensson Trio; un brano come “Hungry Ghost” è ‘prog’ allo stato puro, mentre l’omaggio a Serge Gainsbourg strizza l’occhio al lounge da aperitivo. Sospeso tra passato e presente, forse senza slancio futuro: un disco interlocutorio o solo riuscito a metà? (Danilo Di Termini)